Il rientro a scuola, fissato per il prossimo settembre, si appresta ad essere abbastanza confusionario, almeno per quanto riguarda le regole da rispettare e le misure da adottare per contrastare il Covid-19. Ad oggi, a poco più di un mese dalla riapertura degli istituti scolastici, docenti e dirigenti “brancolano nel buio”, in attesa di disposizioni precise.
Come riporta Il Fatto Quotidiano, sono molti i punti su cui, al momento, c’è pochissima chiarezza. Ci si chiede infatti se il personale della scuola e gli alunni dovranno indossare la mascherina in classe e se dovranno esserci particolari regole riguardanti spazi condivisi e impianti di aerazione.
Riapertura delle scuole, ancora tutto da decidere
Eppure, come fanno notare in molti, si tratta della terza riapertura delle scuole consecutiva in tempo di Covid-19. Quest’anno, però, qualcosa è cambiato: lo scorso 30 marzo è stato sciolto il Cts. Eliminato quest’ultimo, la scuola dovrà così attendere indicazioni direttamente dalle autorità sanitarie e dalla collaborazione tra il Ministero dell’Istruzione e quello della Salute. “Stiamo lavorando proprio in queste ore, sulle mascherine c’è una discussione che coinvolge anche il presidente del Consiglio”, ha affermato a Il Fatto Quotidiano la sottosegretaria Barbara Floridia.
Dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi al momento non giungono direttive chiare, nonostante negli anni scorsi i protocolli Covid riguardanti la scuola sono stati diffusi a inizio agosto. Di questi, quest’anno, ancora non c’è traccia. Si pensa che probabilmente arriveranno a ridosso della riapertura, con il rischio di mandare in tilt i vari istituti che dovranno adeguarvisi in fretta.
Eppure lo scorso 31 marzo, è circolata una bozza di protocollo che è stata contestata dai sindacati in quanto, a loro avviso, lasciava troppo potere decisionale ai dirigenti. Non è stato comunicato ancora se questo documento verrà preso in considerazione o se sia stato cestinato.
I tasti dolenti del rientro a scuola: mascherine e impianti di aerazione
A dire la sua in quanto all’intricato nodo mascherine è stata l’immunologa Antonella Viola: “Portarle a scuola quando fuori dalle aule nessuno le indossa non ha senso, sembra un castigo. Ma dovremo fare i conti con questa nuova variante che ha alzato di nuovo il numero delle vittime. I dati in questo momento sono sottostimati perché molti fanno il tampone fai-da-te e non comunicano l’esito se positivo. Abbiamo messo via le mascherine – continua – ma dobbiamo essere pronti a tirarle fuori di nuovo. Ciò che è certo è che, se dovessimo tornare a indossare i dispositivi di prevenzione a scuola (e non solo), dovranno essere Ffp2 e non chirurgiche”.
Un’altra incognita riguarda le strutture che dovranno accogliere gli studenti. A quanto pare non è stato fatto molto a proposito: non si è pensato a creare nuove aule nonostante il bisogno, in questi anni di pandemia, di spazi per garantire il distanziamento. Non ci sono nemmeno nuove regole che modificano il numero massimo di alunni per classe. Ciò significa che il pericolo di creare “classi pollaio” rimane dietro l’angolo.
Regna la confusione anche per quanto riguarda gli impianti di aerazione nelle scuole. Viola puntualizza che “bisognerebbe aggiornare gli studi sulla base dell’attuale variante”. Ancora, anche in questo caso, non è stato fatto molto a riguardo, nonostante entro lo scorso 20 marzo uno specifico decreto del presidente del Consiglio dei ministri avrebbe dovuto definire le linee guida sull’adozione di dispositivi mobili di purificazione e impianti fissi di aerazione e gli standard minimi di qualità dell’aria negli ambienti scolastici.