Ha un chiodo fisso il coordinatore del Comitato tecnico scientifico per la gestione del Covid, Agostino Miozzo: il ritorno scuola il prima possibile perché “ci sono ragazzi – ha detto il numero uno del Cts a SkyTg24 – che dal 4 marzo hanno fatto due settimane di scuola in presenza e questo è inaccettabile”, quindi “dobbiamo riportare i nostri ragazzi a scuola, costi quel che costi”. Ancora di più perchè non si potranno attendere i tempi di somministrazione dei vaccini, che si prevedono piuttosto lunghi.
Dopo avere ricordato che la scuola è un luogo “relativamente sicuro, se si rispettano le regole”, Miozzo ha detto anche che comunque “vanno risolti i problemi esterni”, riferendosi ai trasporti e ai tamponi rapidi.
Vanno trovate soluzioni urgenti, ha sottolineato il coordinatore, “al problema movimentazione e a quello del monitoraggio sanitario”, ammettendo anche che “sono questioni che dovevano essere risolte da tempo e siamo in ritardo”.
Chi è deputato ad affrontare il problema dei mezzi pubblici di potenziare e di studiare orari scaglionati, di concerto con gli enti locali, sono ora i Prefetti. E Miozzo spera che dal loro operato possano scaturire le soluzioni per evitare assembramenti e per il monitoraggio degli alunni.
“Mi auguro – ha tenuto a dire – che il lavoro dei tavoli con i prefetti non venga interrotto”.
Non tutti la pensano allo stesso modo: secondo Walter Ricciardi, consulente del ministro Roberto Speranza, tuttavia sarà “arduo riaprire la scuola in presenza il 7 gennaio”, perché vi sono troppi punti interrogativi e criticità.
A Miozzo il giornalista chiede se è possibile un rinvio del 7 gennaio, come ha ipotizzato proprio Ricciardi. Il ritorno in classe del 75% degli studenti delle superiori, del resto, è anche già previsto dal Dpcm del 3 dicembre scorso. E su questo hanno lavorato le scuole secondarie di secondo grado per organizzare il rientro.
“Ci siamo dati una scadenza che è il 7, ma se il 7 diventa 11 o 15 non è drammatico”, ha replicato il coordinatore del Cts.
Per poi ribadire ancora: “I nostri ragazzi vanno riportati a scuola risolvendo i problemi esterni. Se poi ci sono 40 mila casi al giorno, allora dovremo tornare ad un lockdown vero, non a quello finto in cui si chiude la scuola e si lascia aperto tutto il resto e i ragazzi invece di andare in classe vanno al centro commerciale”, ha concluso Miozzo.
Intanto, il sindaco di Milano Giuseppe Sala si dice fiducioso sulla possibilità che il 7 gennaio gli studenti delle scuole superiori torneranno in aula.
Il governatore Fontana, ha detto Sala, ieri “ha mandato contemporaneamente anche una lettera al governo dopo aver discusso con tutti noi sindaci e nella lettera si parte con un’ipotesi del 50% di didattica in presenza, fino a salire al 75%”.
“Io non credo che 50 o 75 faccia la differenza, va benissimo farlo anche in maniera progressiva. Il 75% deve essere l’obiettivo”.
Anche per il primo cittadino di Milano, però, “il tema vero è l’affollamento dei trasporti. Abbiamo pensato di intervenire da quel punto di vista e di intervenire anche nell’accordo con i commercianti, perché aprano dopo le 10. Questo mi sembra un segno positivo”.
Su questo tema, ricordiamo che dei 5 mila lettori che hanno partecipato al sondaggio della Tecnica della Scuola sulla possibilità di prolungare le vacanze di Natale anche dopo il 7 gennaio il 57% ha detto sì: non solo per le superiori, ma per qualsiasi grado di scuola.
Un dato che, sommato con il 16,5% di lettori che dicono sì al prolungamento solo per la scuola superiore, ha fatto raggiungere un totale di oltre il 75% di pareri favorevoli alle vacanze lunghe.
Infine, ben l’83% 83% dei lettori ha specificatamente detto che preferirebbe continuare la DaD almeno fino al 16 gennaio prossimo.
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