Dopo l’avvio ufficiale del nuovo anno scolastico di lunedì 14 settembre, a poco a poco tutte le scuole d’Italia riapriranno i cancelli e per il 24 settembre tutti gli alunni dovranno far ritorno in classe.
Nonostante le tante polemiche, a volte utili, a volte inutili e pretestuose, l’obiettivo è tuttavia unico e condiviso: tornare a scuola e tornare in sicurezza. E non solo per riprendere le normali attività didattiche ma per recuperare quella fondamentale relazione in presenza insegnante/ alunni, bruscamente interrottasi lo scorso marzo e il cui venir meno è pesato incredibilmente a tutti, docenti, alunni e famiglie.
A scuola si tornerà finalmente alla normalità? Difficile immaginarlo perché, in realtà, nella migliore delle ipotesi, quella che ci troveremo ad affrontare quest’anno sarà una nuova normalità, una normalità “differente”.
Ci aspetta una scuola senza contatto fisico, senza strette di mano, abbracci o baci, priva di quei significativi gesti di comunicazione cosiddetta “gentile”, di quei gesti di accoglienza, di empatia, capaci di rendere migliori le nostre giornate. Questi gesti mancheranno a tutti, docenti ed alunni.
In aggiunta, tutti gli studenti, chi più chi meno, portano i sintomi di un malessere psicologico generato dall’esperienza del lockdown e del distanziamento sociale, un malessere che va gestito ed elaborato per garantire la loro serenità futura attraverso un adeguato supporto al rientro in classe. La gestione del vissuto emotivo diventa allora un obiettivo prioritario soprattutto nei primi mesi.
Come riaccogliere in classe i bambini e i ragazzi? Come aiutarli a gestire le loro emozioni in questa inusuale esperienza cui l’emergenza sanitaria li ha costretti con la perdita traumatica dei punti di riferimento fino a ieri comuni? Alcuni di loro hanno vissuto anche momenti difficili, di malattia o ricovero ospedaliero di familiari, quando non addirittura di perdita di persone care; spesso anche di incertezza economica, di precarietà sociale.
Con percentuali più elevate ovviamente nei territori maggiormente colpiti dalla pandemia.
Non a caso, proprio dalla Lombardia arriva un contributo ben articolato. Il Centro per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento (CQIA) dell’Università degli studi di Bergamo ha infatti inteso sin dall’inizio della pandemia offrire adeguato supporto psicologico, pedagogico e didattico ai docenti, mediante l’offerta di consulenza gratuita on line alle scuole sin dallo scorso maggio ma anche attraverso l’organizzazione, dal mese di settembre, di una serie di corsi specifici e gratuiti per gli insegnanti dei diversi ordini e gradi scolastici sul tema “Tornare a scuola dopo il Covid-19: riflessioni e suggerimenti”.
Momenti di formazione da cui far scaturire percorsi per accompagnare le scuole, in particolare, nei primi mesi dalla riapertura.
Il corso Tornare a scuola dopo il Covid-19: itinerari per la rielaborazione psicologica delle esperienze vissute, è ad esempio,pensato per accompagnare i docenti a prefigurare spazi e modi, adeguati alle diverse fasce d’età per dare significato sia alla sospensione delle attività didattiche in presenza che al ritorno a scuola.
Narrazioni e metafore per crescere e apprendere dall’emergenza COVID19, invece, propone testimonianze e lavoro personale sul vissuto soggettivo connesso al periodo di emergenza, nonché l’elaborazione in gruppo di strumenti narrativi da utilizzare come strumenti pedagogici e didattici in classe.
Ma l’offerta formativa riguarda anche altre tematiche come la gestione dei processi inclusivi, il potenziamento delle abilità di studio degli alunni BES o la progettazione delle attività motorie e sportive al tempo del Covid.
Unicef mette invece a disposizione delle scuole una sezione dedicata alla Didattica distanza, ricca di proposte educative che si rivolgono agli alunni dai 3 ai 19 anni, ma anche a docenti e genitori: dai rischi e pericoli della rete, alle attività artistiche e di storytelling, alle lezioni su Agenda 2030 realizzate dall’Ufficio Scuola di Unicef Italia. Tra le sue proposte, i coinvolgenti Videolab di Elena Baboni per bambini dai 3 ai 6 anni con attività pratiche su colori, forme ed emozioni.
Importanti e delicati spunti di riflessione sul tema del disagio emotivo derivato dalla percezione del “corpo come veicolo di contagio”e preziosi suggerimenti per poter essere “testimoni soccorrevoli dell’altro” offre infine l’appello ai docenti lanciato dalla psicoterapeuta Ornella Piccini sul sito costruirelasalute.it (Appello di una psicoterapeuta alle e agli insegnanti: come accogliere gli alunni in questo difficile rientro ).
L’’invito è quello di offrire agli alunni “risposte il più adeguate possibili, visto che le migliori ci sono negate” e farsi “strumento prezioso al servizio di questi bambini” attraverso: la comunicazione con gli occhi nonostante la mascherina, la narrazione dell’esperienza emotiva, l’aiuto a comprendere ciò che accade intorno a noi, la vicinanza dei cuori come “ricetta” per diminuire la distanza del corpo.
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