Studenti mentre entrano in una scuola superiore
“Bisogna che lo Stato ci stia accanto fino alla fine. Non si può, come spesso accade, lasciare ai sindaci il cerino in mano sul tema delle scuole: dobbiamo lavorare tutti insieme, fino all’ultimo momento”: sono parole dure quelle del sindaco di Firenze e della Città metropolitana Dario Nardella, intervenuto ai microfoni di Lady Radio, per commentare le indicazioni tardive del ministero dell’Istruzione nella compilazione dei bisogni di ogni scuola sugli spazi necessari e l’accesso ai fondi Pon per fare didattica in presenza a settembre.
Nardella ha quindi assicurato che sui nuovi spazi per garantire il distanziamento degli alunni a settembre “stiamo lavorando giorno e notte. Purtroppo il ministro Azzolina ci ha dato linee guida e finanziamenti sul fotofinish: dovremo usare tutta l’estate per progettare gli interventi da fare sulle tante scuole” nell’area fiorentina.
Il sindaco si è anche lamentato perché “i nostri ragazzi non possono vivere nell’incertezza, così come le famiglie”.
Le parole di Nardella fanno il paio con quelle dei dirigenti scolastici, sempre più preoccupati per l’assenza di indicazioni operative in vista della ripresa delle lezioni a settembre.
Antonello Giannelli, leader Anp, sostiene che “non si può certo pensare di lasciare la soluzione di tali criticità all’autonomia scolastica che è finalizzata a costruire le migliori condizioni per il successo formativo degli alunni e non certo a garantire le condizioni di sicurezza di lavoratori e studenti”.
L’Andis (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) ha individuato sette punti di criticità: distanziamento; l’organizzazione del lavoro del personale docente e ATA; organici dei docenti; organici del personale Ata; “sorveglianza sanitaria”; prescrizione del CTS; il protocollo da seguire in caso di contagio a scuola.
A rassicurare presidi e sindaci è stato, il 10 luglio, Agostino Miozzo, direttore generale della Protezione civile e coordinatore del Comitato tecnico scientifico: al ‘Corriere della sera’ ha detto che “parliamo di quasi 12 milioni di persone tra studenti, insegnanti e personale. Stiamo lavorando a tempo pieno con il ministero dell’Istruzione” proprio per evitare che possano diventare dei piccoli focolai, “consapevoli che la scuola è il Paese. Se non funziona, il Paese va a picco”.
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