Dopo le audizioni tenute in Commissione Cultura della Camera il 2 dicembre scorso, Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, torna a parlare del ritorno a scuola: intervistato dal Messaggero, il coordinatore del Cts ha detto che in Italia “siamo molto indietro rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi europei”.
Il Comitato tecnico-scientifico, che ha sempre considerato la scuola come luogo sicuro rispetto ai contagi da Covid-19, addirittura più sicuro rispetto alla DaD, ora sembra perdere qualche certezza sul ritorno in classe il prima possibile.
Ora chiede, però, ricorda che il Cts aveva chiesto “considerare le aperture, ma solo se in sicurezza, verificando se sul territorio nazionale ci fossero o meno le condizioni per riaprirle”.
Quindi, Miozzo mette in risalto quali sono i punti imprescindibili per tornare a fare lezione in presenza: “comprendono trasporti, monitoraggio sanitario e possibilità di assistenza da parte delle Asl“, sottolinea il coordinatore.
Per quanto riguarda il coinvolgimento delle aziende sanitarie locali, rimane indispensabile per l’attuazione di test rapidi e tamponi da effettuare nelle scuole per gli alunni che avessero sintomi sospetti.
Miozzo guarda poi con molta attenzione e fiducia “all’esercizio che faranno i Prefetti, dato che gli è stato chiesto di farsi carico di un tavolo di organizzazione che riguarda i temi della scuola. Sono convinto – ha sottolineato – che la loro autorevolezza potrà dare un’accelerazione ad un sistema che si è imballato”.
E questo è stato fatto. Nel Dpcm Natale, del 30 novembre, infatti, è stato chiesto alle prefetture il coordinamento per l’organizzazione del sistema del trasporto legato al rientro scuola dal 7 gennaio per il 75% degli studenti: a chiederlo è stata direttamente la ministra dell’Istruzione, d’accordo con il dicastero dell’Interno.
Una decisione – quella di incaricare i Prefetti – subentrata dopo che l’esecutivo ha preso atto che nel periodo di DaD forzate delle superiori non è cambiato quasi nulla sul fronte del potenziamento della rete di bus, pullman e metropolitane dei grandi centri urbani.
Per il ritorno in classe dopo la Befana, intanto, si profilano tre scenari: fornirli è stato il ministero dell’Interno, che ha scritto ai prefetti per ribadire le possibilità sugli incroci degli orari di entrata e uscita a scuola con le corse dei mezzi di trasporto utilizzati dagli studenti evitando gli assembramenti.
Il Viminale ha rimarcato il ruolo attivo degli stessi Prefetti nella riorganizzazione del Trasporto pubblico locale, attraverso il coordinamento di riunioni con tante parti coinvolte (ma non i dirigenti scolastici), la facoltà delle Regioni, in subordine, di poter prendere provvedimenti e comunque con la riapertura non oltre il 7 gennaio con tre quarti degli studenti delle superiori in presenza (ma non laddove dovessero ancora esservi delle zone rosse).
Tornando all’intervista a Miozzo, il coordinatore del Cts ha detto la maggior oparte della popolazione rispetta le raccomandazioni ma “ci sono i soliti furbetti” che proveranno ad aggirare le restrizioni. Possono invalidare i sacrifici di tutti, quindi “servono controlli rigidi e segnali importanti”.
Se poi ad esempio “si ferma un soggetto e questo produce un’autocertificazione che ad una verifica risulta falsa, non puoi dargli solo la multa di 300 euro. Devi perseguirlo effettivamente con una denuncia per falso in atto pubblico. Per estremizzare bisogna portarlo di fronte ad un giudice penale, così non c’è il rischio si prendano sotto gamba le misure”.
Sugli spostamenti nei piccoli comuni nel periodo natalizio, Miozzo sembrerebbe orientato a concedere qualche deroga: “Imporre l’impossibilità di uscire dal territorio comunale in un paesino di mille o 4mila abitanti, ed in Italia ce ne sono tanti, è completamente diverso rispetto a farlo a Roma”.
Tuttavia, “ci rendiamo anche conto che le deroghe una volta che le fai diventano difficili da governare e da gestire”.
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