A sei settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico, si continua parlare di accordi e protocolli per ospitare in spazi aggiuntivi gli alunni impossibilitati a rimanere nelle loro scuole per via del distanziamento fisico imposto dal Comitato tecnico scientifico. Solo che non si parla di scuole paritarie, già pronte allo scopo in cambio dei soli costi di gestione, come dichiarato alla Tecnica della Scuola dal presidente Agidae padre Franco Ciccimarra, ma di aree tutte ancora da definire e predisporre.
Anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina conferma questa intenzione. “Per rispettare il distanziamento degli studenti stiamo cercando nuovi spazi: stiamo firmando con il ministro Dario Franceschini un protocollo che permetta alla scuola di utilizzare spazi negli archivi, nelle biblioteche, nei musei, nei cinema, nei teatri, nei luoghi di cultura“, ha sottolineato a Torino la titolare del MI a margine del tavolo regionale per la ripartenza della scuola.
“Stiamo cercando anche altri spazi in edifici scolastici dimessi (si parla di 3 mila scuole ndr), e stiamo acquistando banchi nuovi singoli – ha aggiunto – : è un investimento importante di modernizzazione, che oggi permette il distanziamento e domani permetterà di avvicinare gli alunni e consentire forme nuove di didattica”.
Se però sui banchi monoposto 2.0, si stanno muovendo a tappe forzate il commissario straordinario Domenico Arcuri e il capo dipartimento Giovanna Boda, la quale venerdì scorso ha chiesto di fare avere al ministero un quadro riassuntivo delle necessità entro le ore 19 di martedì prossimo, sulle aule aggiuntive siamo fermi alla fase di brainstorming.
A questo proposito, i sindacati continuano dire che “i tempi stringono le soluzioni concrete non sono ancora state definite”, chiedono “un decreto legge e di finirla con inganni e passerelle”. La ministra Lucia Azzolina ribatte dicendosi “pronta a collaborare con i sindacati” e confermando che “la scuola a settembre riparte”. “La data – ha ripetuto – è il 14, e spero che su questo non ci siano più dubbi, perché non si può più sentire che non si sa quando si riapre”.
Riaprire la scuola, però, non significa molto: negli istituti si potrebbe sì rientrare, ma facendo lezione anche solo per qualche ora al giorno.
Ancora di più perché si sta entrando nella terza decade di luglio e si è fermi ancora agli accordi per collocare in nuovi spazi oltre un milione di alunni, parliamo di circa 70 mila aule aggiuntive. A meno che non si voglia pensare di fare lezione in una sala di teatro o cinematografica senza predisporre nulla: quindi, senza adattarle a ciò che è necessario per fare lezione.
A sentire i dirigenti scolastici, si tratta di un’eventualità impossibile dal realizzarsi. Qualche giorno fa, si è espresso in questi termini il Consiglio Regionale dell’Anp Lazio: i presidi “non possono assumere le responsabilità connesse con la sicurezza e il DVR di ambienti che non conoscono e su cui non hanno margini di azione”.
Mario Rusconi, presidente Anp Lazio, si è soffermato sul mancato “obbligo”, poiché “non è previsto nel CCNL del comparto scuola né in altra fonte normativa, dei docenti di recarsi a svolgere attività didattiche in essi, con relative responsabilità nella vigilanza degli studenti e senza supporto di collaboratori scolastici”. Forti perplessità sono state espresse anche sui banchi monoposto e sui trasporti da utilizzare per gli spostamenti degli alunni.
Ammesso, comunque, che tali problemi possano essere superati, rimane da risolvere quello più rilevante: la responsabilità diretta degli stessi presidi nel collocare gli alunni iscritti nei loro istituti in spazi aggiuntivi.
I presidi daranno il loro assenso a mandare i loro allievi in locali che non assicurano le medesime certificazioni dei locali scolastici? Certo che no. E per produrle servirà tempo, anche attuando degli interventi sui nuovi locali. Opere che andrebbero progettate, realizzate e certificate in poche settimane, con Ferragosto di mezzo. Una missione davvero impossibile. A meno che non si vogliano terminare dopo mesi dall’avvio del nuovo anno. Condannando gli alunni in soprannumero, come abbiamo già detto, a mesi di doppi turni o di orario ridotto.
C’è poi il problema, già sollevato dalla Tecnica della Scuola, della mancata volontà di assumere almeno 120 mila docenti: al massimo, se ne acquisiranno un terzo, appena 40 mila.
In questo caso, chi svolgerà lezione nei locali aggiuntivi che il ministero sta cercando di individuare?
Sull’inizio dell’anno scolastico incombe, inoltre, la minaccia delle graduatorie dei precari ancora in alto mare. La ministra ha spiegato che con le nuove Gps, provinciali e digitalizzate, tutto si risolverà. Dopo il sì della Corte dei Conti, la possibilità di inserirsi partirà non prima della prossima settimana. Anche in questo caso, il tempo a disposizione è troppo limitato per pensare che andrà tutto bene.
“Il fatto che la Corte dei Conti – ha detto il leghista Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura al Senato – si sia limitata a prendere atto dell’ordinanza del ministro Azzolina che vara le graduatorie provinciali stravolgendo i punteggi con effetto retroattivo con le conseguenze che si possono immaginare, evidenzia quanto sia rischioso affidare il ministero dell’Istruzione a figure che non siano capaci e responsabili”.
Ancora più severo è stato Matteo Salvini, durante un comizio in piazza a Racale, in Salento: “Non so se ci è o ci fa”, ha detto il leader del Carroccio commentando l’operato della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
“Il ministro Azzolina non viene criticato da Salvini o dalla Lega, ma viene criticato dalle imprese, dagli studenti, dalle famiglie, dagli insegnanti. Accetto – ha continuato Salvini – un confronto sui temi della scuola dove vuole e quando vuole (auspicato dalla stessa Azzolina), a patto però che non lo faccia solo con me, da politico a politico, ma lo faccia anche con gli insegnanti di sostegno, i docenti precari, con studenti, sindaci, presidi che ad oggi non sanno se, come, dove e con quali soldi riapriranno le nostre scuole”.
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