Il World Economic Forum, l’Organizzazione internazionale fondata nel 1971, per la cooperazione pubblico-privata, che coinvolge i principali leader politici, economici, culturali e di altri settori della società per definire le agende globali, regionali e industriali, è intervenuto frequentemente sui temi della povertà, del disagio e dell’aggravamento di situazioni pregresse a causa della pandemia. Il focus dell’ultimo intervento degli esperti del WEF è sul rientro a scuola dei bambini e delle bambine nel mondo. Il punto di partenza della riflessione degli esperti è che, seppure al culmine del blocco globale imposto per contrastare la diffusione della pandemia da COVID-19, 1,6 miliardi di bambini sono rimasti senza scuola, se tutti ritornano a scuola quando la società comincia ad adattarsi a una nuova normalità, allora sono solo pochi mesi di apprendimento perduto, gli insegnanti saranno in grado di aiutarli a recuperare il ritardo, e gli effetti a lungo termine saranno gestibili.
La questione che viene segnalata con forza è che però non tutti rientreranno a scuola: già prima della crisi pandemica, 250 milioni di bambini avevano già abbandonato la scuola, e ora si aprono scenari altamente drammatici per molti di loro, sottolineano i ricercatori di World Economic Forum, infatti i genitori potrebbero non sentirsi al sicuro nel rimandare indietro i figli, il costo delle tasse scolastiche potrebbe essere troppo alto man mano che la crisi economica stringe la presa, o i bambini potrebbero avere bisogno di lavorare per recuperare i redditi familiari persi durante la crisi. Inoltre, si fa notare, anche prima del COVID-19, quasi la metà dei bambini del mondo era “povera di apprendimento”; è improbabile cioè che raggiunga l’età adulta con abilità di base di calcolo e alfabetizzazione; a causa delle conseguenze derivate dalla crisi sanitaria, un ulteriore 10% si è già unito a loro e, man mano che le chiusure delle scuole si trascinano, la situazione non farà che peggiorare, prevedono al WEF.
Un allarme suona ancora più forte se si pensa alle bambine: per esempio, le epidemie di Ebola in Africa occidentale hanno visto quasi triplicare il numero delle ragazze che hanno abbandonato la scuola, dall’8 al 21%, molte delle quali sono diventate madri adolescenti, per molte delle quali è stato quindi impossibile il rientro nelle aule.
Amel Karboul, CEO dell’Education Outcomes Fund (EOF), già prima donna ad essere Ministro del Turismo in Tunisia, intervenendo nel dibattito sulla riapertura delle scuole promosso dal WEF e partendo dalla sua esperienza dice È un quadro desolante. Ma se agiamo ora e adottiamo un nuovo approccio di comprovata efficacia, possiamo fare la differenza. I programmi basati sui risultati – in cui i pagamenti vengono assegnati in base ai risultati – stanno diventando sempre più popolari in quanto i governi di tutto il mondo sono sempre più sotto pressione per affrontare le sfide sociali urgenti con budget limitati. Come ex ministro del governo tunisino, conosco le sfide in prima persona. La competizione tra le priorità significa che i governi lottano per investire nel miglioramento dei loro sistemi educativi fino a quando non è troppo tardi. E quando lo fanno, non hanno la capacità di provare nuovi approcci quando stanno già lottando per fornire i servizi di base. La pandemia COVID-19 ha fatto luce sui limiti delle nostre istituzioni più importanti. Ma forse può anche essere l’ispirazione per nuovi approcci – un’opportunità che ci ha costretti a fermarci, e forse la possibilità di fare tabula rasa.
La proposta è proprio quella dell’EOF, all’interno della quale sono riuniti il settore pubblico e quello privato, che insieme sostengono l’impatto sistemico a lungo termine, per cui per poter raggiungere i bambini ancor più oggi bisognosi di un’istruzione di qualità, significa metter in pratica su larga scala. gli investimenti ambientali, sociali e di governance. Spostando anche solo una piccola frazione di questi finanziamenti verso programmi di istruzione basati sui risultati, sono certi gli esperti di Education Outcomes Fund, i finanziatori non pagano più per una serie di attività e una programmazione rigida, con una valutazione limitata del loro impatto, ma al contrario, definiscono i risultati e danno valore al cambiamento sociale misurabile che gli interventi producono. Un meccanismo di finanziamento agile e basato sui risultati potrà anche fornire l’opportunità di innovazione – dando ai finanziatori lo spazio per provare nuovi approcci adatti a circostanze in costante evoluzione, imprevedibili. Stiamo reimmaginando il nostro approccio al finanziamento dell’istruzione su scala globale, dice ancora Karboul, cercando di migliorare la vita di 10 milioni di bambini e giovani in tutto il mondo.
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