Il Covid continua a contagiare come non mai e a fare oltre cento vittime al giorno, con il tasso di positività a due cifre. Ciò detto, il calendario scolastico non si tocca: il Governo non transige, quindi il 10 gennaio gli alunni dovranno tornare sui banchi. Poco conta, evidentemente, se un contagio su quattro, come ha detto la Società Italiana di Pediatria, riguarda nell’ultima settimana gli under 20. E che negli ultimi 30 giorni i ricoverati tra gli under 19 sono aumentati di 791 unità, passando da 8.632 a 9.423. Nemmeno conta che nella fascia d’età 5-11 anni solo il 10% di bambini sono immunizzati, contro il 70% tra i 12enni e i 19enni, allora il quadro che si completa non è proprio roseo.
I dati, però, non sono passati inosservati in alcuni Comuni e Regioni ,che stanno seriamente valutando la possibilità di rimandare la ripresa delle lezioni in classe. Ed un dato di fatto che la volontà del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, di rimandare di 20-30 giorni la ripresa delle lezioni scuola per “raffreddare il contagio”, ha ricevuto diversi consensi, soprattutto tra gli addetti ai lavori.
Tra chi si è detto possibilista figura il presidente della Toscana, Eugenio Giani, seppur con qualche riserva.
Su questi temi si incentrerà, molto probabilmente, anche l’incontro del 4 gennaio tra il ministro Patrizio Bianchi e i sindacati. Come pure il confronto tra i governatori nella Conferenza delle Regioni fissata per lo stesso giorno.
Molto importante sarà anche l’incontro tra i componenti della Commissione Salute, prevista nelle stesse ore, da cui dovrebbe scaturire una proposta sul nuovo numero di contagi in classe per fare scattare la DaD: l’orientamento, almeno per le Regioni, è che siano almeno tre; qualora siano meno, i presidenti regionali propongono di l’autosorveglianza per tutti, anche per i non vaccinati.
Una soluzione che toglierebbe al CdM (spostato a mercoledì 5 gennaio) diverse castagne dal fuoco, perché del progetto capillare di rafforzamento delle Asl, con l’intervento dell’Esercito, sul quale Palazzo Chigi ha ottenuto un impegno formale da parte del commissario straordinario all’Emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, si sono perse ancora una volta le tracce (per la seconda volta in poco più di trenta giorni).
Anche per questo motivo potrebbe passare la linea della didattica in presenza anche laddove vi siano pochi casi Covid.
Nel frattempo, il 90% del personale scolastico escluso dalla fornitura gratuita di mascherine Ffp2 da parte dello Stato, potrà acquistare le stesse mascherine più protettive ad un prezzo calmierato pari a poco meno di un euro l’una.
L’Anp Roma, tramite il suo presidente, Mario Rusconi, ha chiesto di allargare la distribuzione tutto il personale a anche agli alunni, invece che ad un numero limitato: inoltre, sempre il preside ha respinto sul nascere la possibilità che gli studenti non vaccinati debbano rimanere a casa: “Vorrebbe dire distruggere l’unità della classe dal punto di vista formativo”, ha detto Rusconi.
Inoltre, al ds romano non è sfuggito che “era stato annunciato che sarebbero stati organizzati hub per fare tamponi agli studenti, ma a pochi giorni dalla riapertura non ne abbiamo contezza”.
Anche Marcello Pacifico, presidente Anief, si è lamentato per le Ffp2 assegnate solo al 10% dei docenti e Ata ricordando che per estendere l’opportunità a tutti è stata avviata anche una petizione on line: quella di selezionare il personale destinatario è “una precisa scelta, dovuta ai costi eccessivi dell’operazione”, dice il sindacalista.
Poi aggiunge: vi sarebbe la “mancanza di volontà di investire sull’istruzione in sicurezza, quella che ha portato il Governo a fare cadere l’obbligo del distanziamento, la conferma di classi medie da 25 alunni in spazi ristretti, mai allargati, con organici in sofferenza. Senza dimenticare che l’organico Covid rispetto al passato anno scolastico è stato prima dimezzato e adesso messo a convivere con il rischio di vedersi rescindere il contratto a marzo. In queste condizioni – ha concluso Pacifico – non rimane che riprendere le lezioni facendo DAD”.
Alcune Regioni, però, si sono già messe l’anima in pace. Sanno bene che, almeno per i prossimi giorni, non vi sono possibilità concrete che la scuola riprenda a distanza. E sono passate alle contromisure.
Nelle Marche, ad esempio, per gli alunni delle scuole primarie e medie, la Regione ha organizzato una giornata di tamponi gratuiti il 6 gennaio, predisponendo dei punti ad hoc.
L’iniziativa è indirizzata ai ragazzi che abbiano dei sintomi o che abbiano avuto un contatto diretto o sospetto positivo, che potranno recarsi direttamente e senza bisogno di prenotazione per effettuare lo screening.
“Abbiamo voluto fortemente organizzare un appuntamento di screening gratuito per i giovani studenti per garantire al meglio un rientro in classe in sicurezza dopo le Festività” ha spiegato il presidente della Regione Francesco Acquaroli.
“Verranno utilizzati tamponi antigenici di ultima generazione che hanno la stessa affidabilità dei molecolari”, ha annunciato l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini.
L’assessore all’Istruzione, Giorgia Latini, ha annunciato anche “l’installazione degli impianti di ventilazione meccanica controllata e, a breve, dei sanificatori dell’aria nelle aule”, grazie a “12 milioni di euro che hanno già raggiunto 1.500 aule e 24mila studenti ma che certamente riguarderanno ancora molti altri istituti”.
Anche la Provincia di Bolzano propone uno screening obbligatorio per tutti gli alunni al rientro a scuola dopo le vacanze di Natale.
A dirlo all’Ansa è stato l’assessore all’istruzione di lingua tedesca Philipp Achammer, confermando una notizia del quotidiano Dolomiten.
“In Alto Adige da tempo stiamo effettuando test – in modo continuativo più volta la settimana – in tutte le scuole su base volontaria”, ha spiegato Achammer.
“Il nostro obiettivo è di testare più alunni possibili il 10 gennaio, ma proponiamo al Governo di valutare uno screening obbligatorio a tutti che rientrano in aula.” L’assessore ha invece escluso un prolungamento delle vacanze di Natale come ipotizzato da altre regioni.
Sempre all’Ansa, l’assessore regionale all’Istruzione della Puglia, Sebastiano Leo, ha detto che la Regione “ha dato il via libera ad aprire altri hub vaccinali nelle scuole: adesso attendiamo che gli istituti ci diano la loro disponibilità. Al momento abbiamo una sola strada, vaccinare, vaccinare, vaccinare. E la Puglia sta rispondendo bene visto che siamo i primi in Italia per numero di somministrazione nella fascia pediatrica”.
Per il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, occorre invece “lavorare per capire quale possa essere il numero minimo di ragazzi per cui, se positivi, solo quelli rimangono a casa e gli altri vanno a scuola”.
A La7, l’ex presidente della Conferenza Stato-Regioni ha detto che bisogna “tamponare il più possibile, vaccinare il più possibile”, ricordando anche lui che sopra i 12 anni “circa l’80%” dei ragazzi sono vaccinati”, mentre tra i 5 e l’11 “solo l’8-10%” e quindi “per vaccinarli tutti, anche qualora le famiglie fossero d’accordo, ci vorrebbe del tempo”.
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