Sul ritorno in classe si registra la spaccatura dei governatori, soprattutto dopo la decisione del Governo d impugnare le ordinanze di posticipo del rientro in classe, in particolare quella del governatore della Campania Vincenzo De Luca, con la quale si è introdotta la DaD per tutti gli alunni campani fino alla terza decade di gennaio.
Anche per il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, sarebbe stato “opportuno differire di 15 giorni la riapertura”.
Contrariato anche Michele Emiliano, a capo della Regione Puglia: dopo aver detto che le Regioni avevano chiesto “invano al Governo” di posticipare il rientro. In un messaggio – inviato a un gruppo di genitori e diffuso sui social – Emiliano ha dichiarato che “nessuno può essere obbligato a essere esposto al rischio di contagio se esiste un diritto, quello della didattica a distanza, che può ridurre questo rischio: è possibile per i genitori, qualora venga loro negata la dad, impugnare il provvedimento al Tar“.
Secondo il governatore della Puglia “per la scuola esiste già il diritto di chiedere di poter frequentare attraverso un mezzo tecnologico, la dad, che riduce moltissimo il rischio dei contagi. Questo diritto viene attualmente riconosciuto solo agli studenti fragili e spero anche ai familiari conviventi di altri studenti fragili. Ma secondo me questo diritto spetta a tutti”.
Anche Nello Musumeci, presidente della Regione Siciliana, che per il momento ha spostato al 13 gennaio il rientro utilizzando “poteri di autonomia primaria sul calendario scolastico” dell’ente locale, avrebbe preferito uno spostamento in avanti generalizzato.
E Il governatore del Veneto, Luca Zaia, dal canto suo, ha chiesto “l’autorevole espressione scientifica del Cts”, perché “abbiamo davanti uno scenario che sarà un ‘calvario’ per la scuola, tra insegnanti colpiti dal Covid, altri assenti per malattia, altri ancora no vax e nuove regole della Dad”.
Di diverso avviso si è detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in un “Paese dove è tutto aperto tenere chiuse le scuole non solo è un brutto segnale ma è poco utile”.
Come pure il governatore della Regione Marche, Francesco Acquaroli, il quale ha annunciato che la sua amministrazione rispetterà le “regole che ci vengono indicate dallo Stato”.
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