Tra meno di un mese si torna tra i banchi, sia per discenti e docenti, alle prese con un autunno decisamente incerto sotto il profilo pandemico. Le disposizioni che sinora avevano garantito la scuola come un luogo sicuro – mascherina, distanziamento interpersonale, disinfezione di mani ed aree comuni, disposizione di segnaletiche orizzontali – sono messe in discussione dallo stesso Ministero, il quale vacilla tra la relativa utilità dichiarata in fase endemica e la frustrazione di docenti e studenti nel rispettare le norme.
L’ambiente scolastico d’infanzia, in ogni caso, è caratterizzato dal contatto stretto e duraturo tra docente / educatore e bambino, al quale si possono imporre ridotte – e semplici – regole per la sicurezza comune. Cosa accade, infine, nel resto d’Europa? La scuola per l’infanzia, in termini normativi, risulterà assimilata a quella di primo e secondo grado?
Il Ministero ha reso note le norme che regoleranno le attività nelle scuole dell’infanzia. Ecco le indicazioni base in elenco puntato:
Nel documento ministeriale è reso noto che “i bambini con sintomi respiratori di lieve entità ed in buone condizioni generali che non presentano febbre, frequentano in presenza, prevedendo igiene delle mani ed etichetta respiratoria (igiene respiratoria)”. Gli esperti ricordano che “soprattutto nei bambini, la sola rinorrea (raffreddore) è condizione frequente e non può essere sempre motivo in sé di non frequenza o allontanamento dalla scuola in assenza di febbre“.
Le disposizioni emesse dal Ministero dell’Istruzione italiano trovano pareri discordanti anche in seno alle altre realtà europee. Sono numerosi i paesi a mantenere approcci differenti: alcuni sono pienamente consapevoli della dimensione endemica del virus e non ritengono che il prolungamento delle misure dello scorso anno siano utili al contrasto, mentre altri vorrebbero ovviare chiusure scolastiche spiacevoli. La Germania si adopera nel confermare le misure dell’anno scorso, pressochè identiche a quelle in vigore in Italia dal prossimo settembre, mentre Francia e Olanda sono favorevoli, dato il basso rischio per i bambini di tenera età di contrarre patologia fatale, ad una liberalizzazione normativa, lasciando ad ognuno l’onere – e dunque la responsabilità – di decidere per sé e per il prossimo.
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