Nel Lazio è corsa contro il tempo per far tornare la metà degli studenti in presenza nelle scuole superiori. Eppure, stavolta, rispetto a settembre, si è data la possibilità di fare lezioni da 50 minuti; e si sta agendo anche sul potenziamento degli autobus e dei treni per raggiungere gli istituti: in queste ore, infatti, le aziende di trasporto Cotral e Astral hanno chiuso il bando per l’utilizzo rispettivamente di 220 e 400 bus privati mettendoli anche a disposizione su richiesta degli enti locali. Inoltre, la rete ferroviaria potrà garantire una corsa ogni 10 minuti in ogni direzione nella fascia oraria delle 10 con conseguente trasporto di un cospicuo numero di persone.
Si stanno poi attuando le condizioni concordate il 2 gennaio dall’assessore regionale alla Scuola della Regione Lazio Claudio Di Berardino, con i rappresentanti dell’assessorato ai Trasporti della Regione, dell’Usr, delle organizzazioni sindacali di settore.
Tra le disposizioni che si dovrebbe attuare c’è anche quella di invertire le percentuali degli alunni in presenza nei due turni di ingresso: 60% alle 08.00 e 40% alle 10.00 (mentre sinora si era prospettato il contrario).
Tra le conclusioni raggiunte c’è anche quella di un tavolo di lavoro presso la prefettura per la rimodulazione degli orari delle attività produttive e degli Uffici pubblici anche se, soprattutto per questi ultimi, la percentuale di smart working attualmente in vigore del 50-55% è tale da non incidere troppo sui trasporti pubblici ma si sta prendendo in considerazione un ulteriore aumento dello smart working.
È confermato che dal prossimo 7 gennaio sarà anche possibile ridurre l’unità oraria di lezione a 50 minuti per consentire agli studenti di terminare le lezioni in un orario consono: la riduzione oraria potrà essere effettuata grazie alla Circolare ministeriale Valitutti del 1979 con la diminuzione di 10″ di prima, penultima e ultima ora per le sei ore giornaliere e anche terzultima ora per le 7 ore senza recupero in ragione del pendolarismo.
A confermarlo è stato il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, Rocco Pinneri, presente alla riunione con le parti coinvolte.
È poi previsto un aumento di risorse per gli straordinari del personale ATA su impegno del Governo nella Conferenza Stato-Regioni, ma anche un incremento di collaboratori scolastici con le risorse Covid.
Dall’amministrazione ‘invio di indicazioni chiare sulle misure igienico-sanitarie da adottare per la consumazione del pasto in aula.
Sull’accordo ci sono diverse riserve da parte di sindacati regionali, che parlano di “preoccupazioni e contrarietà alle modalità decise unilateralmente dai Prefetti per la ripresa dell’attività didattica in presenza per la scuola superiore, anche alla luce dei dati epidemiologici registrati in questi giorni e delle dichiarazioni dell’Assessore Regionale alla Sanità, D’Amato”.
Inoltre, i sindacati locali esprimono il timore che la riapertura, non adeguatamente preparata, possa essere seguita da una repentina chiusura, che suonerebbe come una grave sconfitta amministrativa, politica e sociale. Per tale motivo si è richiesto perlomeno di posticipare l’inizio delle attività in presenza di qualche giorno, per permettere alle singole scuole di riorganizzarsi nel modo più adeguato. Richiesta però non accolta.
In giornata è arrivato il sostegno dei leader di comparto, che non si fermano ai nodi del Lazio.
“Continuiamo a leggere notizie giornalistiche ma con il Ministero – sostiene Maddalena Gissi, leader Cisl Scuola – non c’è nessun tipo di confronto. I dirigenti scolastici sono stremati; continuano a fare e rifare orari per le attività didattiche in presenza al 50%”.
Per Gissi “le famiglie sono confuse, i docenti si stanno reinventando modalità didattiche per tenere insieme i gruppi classe e quelli in Ddi. Non è ancora chiaro se alle Regioni sono arrivate le risorse per ampliare la mobilità con mezzi aggiuntivi. In alcuni casi non vengono investiti i finanziamenti assegnati nei mesi scorsi per ritardi burocratici”.
Inoltre, Gissi dice che “c’è una dissociazione schizofrenica tra quanto si dice sulla necessità di rientrare a scuola e quanto si riesce a mettere in campo realmente! Manca un’idea complessiva di sistema e tutto passa attraverso soluzioni tampone che non fanno il bene dei nostri alunni e del futuro del Paese. Il 7 si rientrerà? La soluzione sarà estratta il giorno della Befana come succedeva un tempo con la Lotteria Italia!”, conclude la sindacalista.
Sempre all’Ansa Pino Turi, segretario della Uil scuola, dice che “si deve tornare all’accordo sulla sicurezza di agosto e ripartire da quel punto. Manca la politica e le decisioni strategiche che invece sono prevaricate da una visione miope e di parte. In questo modo la scuola sarà come è evidente il vaso di coccio tra quelli di ferro”, dice il dirigente sindacale.
Per il sindacalista Uil bisogna finirla con “la retorica e affrontare la realtà a cominciare dai presidi sanitari e dalla campagna di vaccinazione che deve fare perno sulla scuola e non come sta accadendo per i trasporti e lo scaglionamento, su altre sia pure importanti attività che vorrebbero la scuola in posizione ancillare, di adattamento continuo alle esigenze altrui”.
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