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Rientro a scuola, studenti scrivono a Valditara: chiedono un confronto e una riforma della didattica e della valutazione

Dopo 16 giorni di chiusura delle scuole per le vacanze natalizie oggi, 8 gennaio, i circa 7 milioni di studenti di ogni ordine e grado sono rientrati sui banchi. Come abbiamo ampiamente scritto, preoccupare sono le influenze stagionali e i vari virus respiratori che stanno circolando nella popolazione e che rischiano di avere un boom con la riapertura degli istituti. Per gli esperti il picco non è lontano.

Unione degli Studenti: non possiamo più aspettare

Intanto ci sono altre problematiche, relative al rapporto tra studenti e istituzioni. Come riporta Ansa, l’Unione degli studenti lamenta il mancato confronto con il ministro Giuseppe Valditara a cui ha scritto una lettera. “È inaccettabile che il ministro continui a non convocare le organizzazioni studentesche – dichiara Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Uds, l’Unione degli studenti – l’ultima convocazione del Fast, il Forum delle associazioni studentesche più rappresentative è di aprile scorso. Questo autunno gli studenti hanno dimostrato che ci fermeremo fin quando non avremo riconquistato il nostro diritto allo studio in tutte le sue forme. La popolazione studentesca non può più aspettare, per questo oggi abbiamo richiesto ufficialmente la convocazione al ministro”.

“Questo governo non può più ignorare i bisogni e le necessità delle e degli studenti – continua Alice Beccari, sempre dell’Unione Degli Studenti – Vogliamo un confronto con il ministro su quattro temi fondamentali: la riforma della rappresentanza studentesca, perché gli studenti devono avere il diritto a decidere nelle loro scuole, la riforma sui Pcto con l’introduzione dell’istruzione integrata rispettando il diritto ad una scuola non piegata alle logiche delle aziende. Inoltre è essenziale che vengano discussi i fondi e i finanziamenti al diritto allo studio prima della presentazione della legge di bilancio tanto quanto fare delle proposte reali sui servizi di benessere psicologico all’interno delle scuole, a partire dalla riforma della didattica e della valutazione”.

“Gli studenti non possono più accettare la condizione in cui versa attualmente questo sistema scolastico – conclude Chiesa – per questo continueremo a mobilitarci, come abbiamo fatto il 17 novembre, international student’s day, a livello internazionale per rivendicare un modello di scuola differente”.

Generazione Z e l’ansia

Abbiamo parlato dei problemi di ansia di molti studenti alle prese con il rientro in classe, per molti alquanto traumatico.

Niente di nuovo sotto il sole, ovviamente. Fanno comunque riflettere moltissimi commenti dei giovanissimi alunni in preda a vera e propria ansia da prestazione in vista delle prime interrogazioni e verifiche dell’anno. Basta fare un giro su X; ecco alcuni post:

“L’ansia per il rientro a scuola mi sta divorando viva 2 GIORNI”

“Mi sta salendo l’ansia per il rientro a scuola”

“Che bello non dover pensare al fatto che domani sarei dovuta tornare a scuola fino a qualche anno fa avevo davvero l’ansia in questi giorni per il rientro per fortuna è finito tutto”.

Il celebre portale portavoce della Generazione Z, Webboh, su Instagram ha spiegato un trend nato su TikTok che ironizza proprio sul fatto che molti vorrebbero scappare piuttosto che andare a scuola. Sotto al post moltissimi i commenti:

“Ciò fa pensare molto dato che dovremmo essere vogliosi di andare a scuola e invece non vediamo l’ora anche di un singolo giorno di vacanza. Non siamo noi che non abbiamo voglia di studiare ma è il sistema scolastico che ci porta all’esaurimento e alla stanchezza che di conseguenza ci fanno rendere poco e passare la voglia. Prima che qualcuno in alto lo capirà ne passerà di tempo”.

“Dai raga teniamo dura altri 5 mesi”

“Non ho fatto niente da quando sono iniziate le vacanze”.

“Mi sono scordato dei 14 libri da leggere, 140 esercizi di matematica, 46 temi, riscrivere la divina commedia in 46 lingue diverse”.

Influenza, Bassetti ai genitori: “Se i figli non stanno bene, teneteli a casa”

Mentre alcuni docenti hanno ricominciato ad indossare le mascherine per evitare contagi, Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale policlinico San Martino di Genova, all’Adnkronos ha detto: “Si deve dare una raccomandazione forte alle mamme e ai papà: se i figli non stanno bene di tenerli a casa o di mandarli a scuola con la mascherina. Perché il rischio è che questa settimana si possano disseminare ulteriormente i virus respiratori con bambini che si infettano o si reinfettano a scuola e portano a casa il problema. Abbiamo davanti questa incognita importante, speriamo bene”.

Le scuole sono addirittura preoccupate per la mancanza di docenti nelle classi e sono al lavoro per eventuali sostituzioni. In una scuola romana “più di un docente ha deciso di rimettere la mascherina già da un mese”, ha raccontato la preside. Quest’ultima però ha detto di non volere emanare alcuna circolare, perché “rischierebbe di dare adito a mille interpretazioni e polemiche”.

“Non c’è un’apprensione particolare, si percepisce che non c’è voglia quasi di dare atto della presenza del Covid”, ha detto un altro dirigente scolastico.

Secondo pediatri e medici il rientro in classe sarà contrassegnato dalle influenze stagionali e i vari virus respiratori che dopo la pandemia da Covid (probabilmente non indossando più le mascherine e non osservando più la prevenzione legata all’aerazione degli ambienti chiusi e alla distanza minima) sembrano essere tornati più virulenti che in passato.

Complice il ritorno delle basse temperature e in attesa del picco delle influenze stagionali, che secondo gli esperti non sarebbe lontano, il rischio è che nei prossimi giorni si possa assistere ad un vero e proprio boom di contagi proprio a seguito della riapertura degli istituti scolastici.

Supplenze brevi, pagamenti a breve

Nel frattempo dal fronte dei docenti precari c’è molto malcontento: sono in molti coloro che ancora attendono di percepire una o più mensilità in busta paga. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha più volte ribadito che i pagamenti verranno effettuati breve, l’11 gennaio.

Redazione

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