Sono un docente della Secondaria Superiore, impegnato da inizio marzo nella cosiddetta didattica a distanza (DaD).
È indubbio che questo tipo di supporto telematico non potrà mai, a mio avviso, sostituire la didattica in presenza ma penso che nella emergenza sia stato un mezzo utile, quantomeno per evitare che gli allievi rimanessero senza una guida, con la prospettiva, seppur remota, di perdere l’anno appena concluso. Senza volere fare una esaltazione della classe docente, posso assicurare che per gli insegnanti non è stata una passeggiata in quanto ci siamo dovuti reinventare in pochissimi giorni una didattica completamente innovativa, senza che la maggior parte di noi avesse ricevuto in passato una formazione adeguata per acquisire le competenze ad effettuare la DaD.
Gli esperti sanitari concordano che non è possibile riaprire a settembre la scuola a tutti e, pertanto, si stanno susseguendo sul web proposte di vario tipo sulle metodologie da adottare. Alle tante proposte aggiungo (con la massima umiltà) anche la mia, frutto della esperienza maturata in questi tre mesi di DaD, con studenti della secondaria superiore.
A detta di tanti colleghi, uno dei punti più “deboli” è la valutazione a distanza in quanto è difficile, se non impossibile, garantire l’oggettività del giudizio di ogni singolo studente (diversi ragazzi hanno da subito trovato le contromisure per effettuare delle ottime verifiche!).
Partendo da questa criticità, la mia proposta è quella di continuare a settembre la DaD ma con l’obbligo di effettuare almeno due verifiche scritte mensili in presenza. In tal caso ogni scuola dovrebbe garantire un’aula attrezzata e con sistemazioni “anti covid” (aula magna, palestra, o altra aula tale da consentire il distanziamento degli allievi), in modo da potere essere utilizzata dal docente interessato. In tal caso ogni giorno potrebbero alternarsi tre/quattro docenti con le rispettive classi.
Giorgio Giardina
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