Prende piede l’ipotesi del ritorno in classe settembre con classi dimezzate. Perchè dal Governo appare ormai evidente l’intenzione di non incrementare l’organico degli insegnanti. La “mossa” (molto onerosa) avrebbe permesso lo sdoppiamento, così da formare classi da non oltre 12-14 alunni, quindi in linea con i parametri sanitari imposti per le Fasi 2 e 3 dell’emergenza Covid-19. Ma per sdoppiare solo 170 mila classi (128 mila della primaria e 42 mila della scuola dell’infanzia, con 4 milioni di alunni iscritti considerando paritarie e comunali) servirebbero almeno 5 miliardi: perché una classe costa non meno di 50 mila euro l’anno, anche di più si considerano le spese di gestione e per gli Ata. Se poi si dovessero modificare le strutture scolastiche (oppure se ne dovessero riadattare altri), la spesa diventerebbe molto più alta. I sindacati, in conferenza stampa, hanno messo in conto una spesa ulteriore di 6 miliardi. Quindi il totale diventerebbe pari a quasi mezza Legge di Bilancio.
Ecco che allora fioccano le idee alternative. Dopo la possibilità dei giorni alterni, sta prendendo quota quella delle mini lezioni da 45 minuti, prevedendo quindi un organico solo leggermente maggiorato abbinato ad una diversa organizzazione del lavoro.
All’ipotesi starebbe lavorando, scrive l’Ansa, anche la task force istituita al ministero dell’Istruzione e presieduta dal professor Patrizio Bianchi.
L’ipotesi della mini didattica con lezioni di 45 minuti, consentirebbe di dividere una classe in due gruppi che si alternerebbero, ognuno farebbe un tot ore di lezione in aula e le altre potrebbero essere fatte di materiale e lavori a distanza, oppure, mentre un gruppo fa una lezione, un altro ne fa un’altra in locali diversi (laboratori, aule magne, palestre ecc).
In quest’ultimo caso rimane il problema di chi gestirà la lezione con il gruppo impegnato nelle attività “alternative”: nella scuola, infatti, non è possibile, contrattualmente parlando, affidare gli alunni a figure professionali alternative a quella del docente.
Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, si è detto comunque possibilista: “fare lezioni di 45 minuti non è un problema, l’autonomia scolastica già lo prevede, è possibile modulare diversamente l’orario se si ritiene preferibile fare lezioni di 45 invece che di 60 minuti, e questo potrebbe avere un senso soprattutto se c’è metà classe in aula e metà a casa”, visto che, come è noto, la lezione on line è più faticosa.
Di lasciare a settembre gli alunni a casa, soprattutto se piccoli, quindi fino agli 11-12 anni, le famiglie non vogliono però sentirne nemmeno parlare.
Ecco, allora che diventa indispensabile incrementare gli organici degli insegnanti, come chiedono anche i sindacati: è bene ricordare che però i 16 mila docenti in più della secondaria quasi sicuramente non saranno individuati a settembre, come i quasi 50 mila posti originari complessivi tra le due procedure.
La Cisl Scuola nel proprio studio “Ri cominciare” ha calcolato che servirebbe un incremento dell’organico di scuola dell’infanzia, primaria e Ata fino al 10%. In termini pratici, si tratterebbe, secondo le stime della Tecnica della Scuola, di almeno 40 mila nuovi posti: un organico aggiuntivo, sottolinea il sindacato confederale, si posti da coprire a tempo indeterminato per l’anno scolastico 2020/21.
Lo studio Cisl Scula poi immagina il posizionamento “a scacchiera” dei banchi in aula, 1 banco/1 alunno, turnazioni mattina pomeriggio, ingressi scaglionati e modalità per l’intensificazione della pulizia degli ambienti.
Una soluzione che rispecchia i parametri del protocollo sottoscritto priorio ieri con i dirigenti del dicastero di Viale Trastevere.
“Potrebbe essere una soluzione organizzativa – ragiona Pino Turi, leader della Uil Scuola – recuperando quelle ore diversamente. Bisogna avere fiducia nelle scuole e dare poche regole ma non si può pensare di farlo in una stanza del ministero”.
“Bisogna attivare la flessibilità che l’autonomia consente. Le scuole sono in grado di farlo”, conclude Turi.
Una mano alle scuole potrebbe arrivare al Decreto Legge Rilancio pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che ha portato ulteriori risorse da destinare alle scuole e destinate e diverse finalità del prossimo anno scolastico, proprio per la ripartenza in sicurezza. Marcello Pacifico, leader dell’Anief, che ha firmato il protocollo sulla sicurezza, ha detto che serviva una stanziamento ulteriore “di 7 miliardi di euro”, così da “eliminare le oltre 20 mila classi pollaio oggi ancora presenti”. Ma anche per “rifare classi con 10-15 alunni senza turnazione per 20-35 metri quadrati, come abbiamo chiesto con precisi emendamenti al decreto legge 22 ora al Senato. Oltre che per assumere necessariamente altri 200 mila docenti e Ata tagliati”.
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