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Rientro in aula: la scuola non è un’azienda, nessuna fretta, priorità alla sicurezza

Forse almeno un merito alla ministra Azzolina bisogna darglielo, fra tante giuste critiche che sono fioccate in questi mesi su di lei (e che anche io non ho lesinato). Il merito sta nella prudenza dimostrata, almeno finora, per un rientro a scuola senza rischi e nell’ascolto dei medici, di esperti virologi, degli scienziati.

Propendendo per un rientro a settembre, secondo me da verificare anche sulla base delle evidenze sanitarie che ci saranno fra qualche mese; in un articolo precedente, ad esempio, proponevo apertura il 1° ottobre (e poi lezioni sino a giugno 2021), sperando che un mese in più possa essere utile per ridurre i rischi, o almeno avere a disposizione, se non l’atteso vaccino, farmaci più testati ed efficaci (anche perché sulle cure ancora oggi i medici si confrontano su diversi “rimedi” e si affacciano altri tentativi, ancora tutti da verificare); e nel frattempo, durante questi mesi (settembre compreso) dare finalmente l’avvio al progetto di edilizia scolastica “mettendo a norma” i vecchi edifici.

E anche gli esami, sempre per ragioni di sicurezza, andrebbero a questo punto fatti tramite il colloquio on line (per la presenza di studenti in classe insieme ai docenti occorre infatti andare cauti: in effetti gli alunni possono entrare uno alla volta in aula, anche se occorrerebbe comunque evitare distanze ravvicinate magari fuori dall’edificio scolastico, per i docenti si rischierebbero… incontri ravvicinati pericolosi; e oltre a quella degli alunni, conta pure la salute dei docenti, diversi peraltro vicini ai 60 anni ed anche più, vero?).

Le scuole non sono “attività produttive”, non sono aziende, con buona pace di Confindustria e soci

Invece, c’è chi preme per far aprire le scuole addirittura a maggio (totalmente priva di senso l’idea di aprire un mese da metà giugno a metà luglio a scopo didattico! E se si parla invece di “centri estivi a scuola” per i più piccoli nel mese di luglio, come proposto dal sindaco di Roma Virginia Raggi, chi li gestisce?) sostenendo che senza ripartenza anche delle scuole non ci sarà nessuna “fase due”: ma le scuole non sono attività produttive, non sono fabbriche, aziende (con buona pace di Confìndustria e soci), non è una priorità, e se serve si possono aiutare i genitori che lavorano con bonus per baby sitter.

Attribuire alla scuola ruoli che non ha (magari a discapito di quello che dovrebbe avere: insegnare conoscenze, dalle quali possono solo dopo scaturire competenze, e formare possibilmente buoni cittadini) sta diventando per qualcuno un “vezzo”, per altri una “ossessione”(anche all’interno della scuola stessa, persino tra lo stesso corpo docente). Un esempio? La vice ministra Ascani che dice: “dalla riapertura delle scuole dipende la tenuta anche economica del paese” (addirittura la tenuta economica della Nazione?! Troppa “grazia”, allora pagate i docenti quanto un ministro o un manager!), e valutando quindi una riapertura delle scuole per fortuna aggiunge “ma senza fare passi falsi: dobbiamo garantire la salute e la sicurezza”.

Eppure il presidente dell’ISS è stato chiaro: ricominciare (in sicurezza) dalle attività fondamentali del Paese, e la scuola non è una priorità

Abbiamo appreso delle “pressioni” dell’Anci per far riaprire presto le scuole e della “candidatura” avanzata dal sindaco di Empoli Brenda Barnini, che è anche responsabile welfare della segreteria nazionale del Pd, la quale (partendo dalla constatazione giusta che la modalità della didattica a distanza “non va bene e non basta”) ha annunciato che il 20 aprile avrebbe comunicato ufficialmente al ministro dell’Istruzione e al presidente del Consiglio l’idea di candidare Empoli come “città pilota” per la ripresa delle attività didattiche in classe. Forse il riferimento per il momento sarebbe solo alle scuole dell’infanzia e probabilmente alle primarie (cioè coinvolgendo i bambini e i loro insegnanti), ma se il problema è soprattutto accudirli nel caso di lavoro dei genitori ho già detto che un vaucher per le baby sitter (o altri tipi di bonus) possono venire incontro. Poi se ad Empoli vogliono fare “da apripista” e glielo consentono, beh, contenti loro…

Mi pare che si stiano mettendo in azione le “teste pensanti” del Pd, in sintonia con Renzi e con… Salvini, almeno su questa improvvisa impellenza di riaprire le scuole in un momento in cui l’emergenza sanitaria è tutt’altro che superata (forse qualcuno non se ne è reso conto e purtroppo rischia di condizionare anche il pensiero di molti cittadini, magari vanificando così mesi di “sacrificio” in casa e con il triste ma necessario distanziamento sociale). Ma cercate di sentire gli esperti!

Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, sulla “ripartenza” del Paese, al momento fissata per il 4 maggio, ha detto: “Bisogna ricominciare dalle attività fondamentali del Paese sempre che ci siano condizioni di sicurezza”. E sulla scuola ha aggiunto: è un tema che prenderemo in considerazione in un secondo momento”. Chiaro?

Esame di “maturità”: colloquio in presenza? In tal senso si susseguono appelli e “amarcord” a volte un po’ stucchevoli

E anche sull’esame di “maturità” in presenza (solo colloquio, ormai è evidente, perché solo un incosciente può pensare ad un ritorno in classe prima del 18 maggio) si stanno facendo pressioni sulla ministra, che già di suo ricorda… il “sapore degli esami” (?) e segnala l’appello di Paolo Giordano sul Corriere della Sera. Di chi? Del Presidente Mattarella? Di uno stimato virologo? Di un illustre pedagogista? No, di uno scrittore che nel 2008 ha vinto il premio Strega con il suo primo romanzo (ok, bravo e allora? Fa “tendenza”?) che tra l’altro condisce un appello quasi accorato con luoghi comuni e appare seriamente… preoccupato perché “si tratta di un’occasione unica” (speriamo non un’occasione unica di avere un contagio da Covid-19! E con i ragazzi anche i docenti e il personale Ata che dovrebbe essere presente a scuola, per non parlare dei familiari, magari anche anziani, che li aspettano a casa. Il tutto considerando che ragazzi e insegnanti vanno a scuola con mezzi pubblici rischiando ancor di più quindi per sé e per gli altri).

E tutto questo perché? Perché “è un’occasione unica” e per “il sapore dell’esame”. Ministro, lasci stare il sapore dell’esame, per i ragazzi e i docenti (peraltro per un colloquio, per il quale è chiaro che deve essere garantita la serietà, ma questa prescinde dalla presenza o dalla distanza) è più importante che non sia messo a rischio il sapore della vita!

Riaprire le scuole garantendo la sicurezza o almeno avendo cura di organizzare bene il rientro in presenza

Luoghi comuni (a volte anche un po’ “stucchevoli”) che tanti in questi giorni tirano fuori. Naturalmente poi tutti aggiungono, per la riapertura anticipata o per gli esami in presenza: garantendone lo svolgimento in sicurezza. Certo, comodo dire così (si potrà sempre dire: io l’avevo detto, garantendo la sicurezza). E allora ascoltate i medici, gli esperti virologi, gli scienziati e prepari chi è tenuto a farlo (consultandosi con tutte le componenti che operano quotidianamente e fattivamente nella scuola) un rientro più sereno (speriamo in presenza) a settembre o ancor meglio, guadagnando un mese in più per auspicare un più tranquillo ritorno in classe (o almeno un maggior tempo per organizzare le modalità di una ripresa se possibile in presenza, e senza “fritti misti” come sarebbe abbinare didattica a distanza e didattica in aula), nel mese di ottobre, con termine delle lezioni a fine giugno 2021, come già scritto prima.

Per non rischiare di dover dire: “Che fretta c’era? Maledetta primavera, che fretta c’era”?    

Andrea Toscano

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