Il ritorno a scuola in presenza del 10 gennaio si sta consumando all’insegna dell’incertezza. A dirlo alla Tecnica della Scuola è Rosolino Cicero, presidente Ancodis, l’Associazione nazionale dei collaboratori dei dirigenti scolastici.
I problemi irrisolti
Sollecitato sulle polemiche che si stanno susseguendo in queste ore per l’alto numero di contagi da Covid e i rischi di allargamento del fenomeno con la riapertura delle scuole, Cicero ha detto che il momento è contrassegnato da “una insicurezza di fondo”.
“Dall’inizio delle vacanze dal 23 dicembre ad oggi – ha spiegato – abbiamo un vulnus sostanzialmente sulla situazione del contagio nella nostra comunità scolastica: durante le vacanze, ovviamente, si sono persi i contatti con gli alunni, non sappiamo quanti sono stati i contatti stretti dichiarati, non sappiamo se eventualmente ci sono stati casi positivi. L’assoluta incertezza ricorda esattamente quanto accaduto lo scorso anno esattamente in questi giorni”.
Quello che bisognava fare
Il presidente Ancodis sostiene che “per ripartire occorreva avere un quadro chiaro di riferimento e ricostruire una mappatura all’interno delle nostre scuole: sarebbe stato utile uno screening di massa graduale, a partire dai bambini più piccoli. In questo modo avremmo ricostruito il quadro dell’andamento epidemiologico nelle nostre comunità scolastiche e avremmo avuto una ripartenza tutti più serena”.
Sull’ipotesi di avere allentato le maglie sui controlli anche per bypassare il problema dei test e dei tamponi, effettuati non con la celerità che necessitano, Cicero ha detto che “è una preoccupazione più con ipotesi, nel senso che l’anello scuola poteva essere assolutamente protetto”, invece “è stato abbandonato o quantomeno non è stato messo in sicurezza dagli altri anelli che sono quello sanitario, con tutta la problematica legata al tracciamento e ai tamponi e ai controlli. Soprattutto per le scuole superiori, quello dei trasporti. Questi anelli sono rimasti debolissimi o sono saltati. In questa debolezza, si è deciso trovare la soluzione all’italiana: interveniamo nelle scuole allentando i temi legati alla sicurezza e ai controlli”.
I dubbi sulle nuove mascherine
Per il rappresentate dei collaboratori dei presidi, inoltre, “sarà una grande difficoltà delle scuole quella di procurare mascherine Ffp2 dentro l’ambiente scolastico: tenere una mascherina dalle cinque alle sei ore o anche più, è assolutamente complicato”.
“Già i docenti – ha sottolineato – che per loro scelta libera scelta hanno deciso di utilizzare la Ffp2 per fare attività didattica, fanno una grande fatica a lavorare in presenza con questo dispositivo protettivo”
Altra domanda di Rosolino Cicero: “Chi fornirà la Ffp2? Sarà a carico delle famiglie una mascherina al giorno oppure ce la fornirà il Ministero, come ha fatto con le chirurgiche? Ricordo che ancora nelle scuole abbiamo una grande quantità di mascherine chirurgiche da smaltire, è un problema che si trascina da mesi: moltissime scuole chirurgiche non vengono utilizzate”.
I supplenti che non si possono nominare
L’esponente Ancodis affronta anche il nodo delle supplenze dei tanti docenti e Ata in questi giorni assenti perché sospesi, affetti da Covid o malati: “Ricordiamoci che i collaboratori scolastici sono ai minimi termini e garantiscono la vigilanza e le pulizie. Come i docenti, anche loro possono mancare da scuola per un breve periodo legato all’emergenza: allora, dovremmo dare la possibilità ai dirigenti scolastici di nominare il supplente già dal primo giorno, oggi in alcuni casi è possibile ma occorre motivare adeguatamente le ragioni della supplenza, altrimenti si rischia di incappare nel danno erariale”.
Sulla figura del referente Covid, in alto numero individuato proprio tra i collaboratori dei ds, Cicero ha ricordato che “da due anni scolastici, dal settembre 2020, sono una figura assolutamente fondamentale nel controllare la diffusione del Covid a scuola”.
Le ‘sentinelle’ del Covid: un lavoro immane
Al presidente Ancodis è “piaciuta la definizione, nell’articolo del Fatto Quotidiano, a firma di Alex Corlazzoli, delle ‘sentinelle’ del Covid a scuola: è un lavoro – ha sottolineato – che sta impegnando moltissimo e non ha un limite temporale: può accadere che il venerdì sera ti arriva la notizia di un bambino positivo e immediatamente devi attivare la procedura della segnalazione all’Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, perché la sicurezza in quella classe della comunità è assolutamente prioritario su tutto”.
Sul supporto delle aziende sanitarie e sui tempi di attesa, Ancodis ha distribuito un questionario: “Dopo le norme tecniche sulla gestione del Covid, dello scorso 3 novembre, a distanza di due-tre settimane – ha spiegato Cicero – abbiamo distribuito in questionario tra il personale per capire come andavano le cose e ci siamo resi conto che per la maggior parte, oltre il 58%, la nuova procedura da seguire risultava complicata e di non facile gestione, soprattutto nelle relazioni”.
L’attesa indefinita per avere risposte se l’alunno è positivo
Quindi, ha ribadito “che in base queste norme tecniche è previsto un referente dell’Usca, a disposizione dei referenti scolastici: solo che ad oggi non ho il piacere di sapere chi è il mio referente Usca. Tanto è vero che l’unica modalità che ho di comunicazione è la e-mail, devo attendere pazientemente una risposta, un riscontro. Non ho un contatto telefonico diretto da poter utilizzare nell’emergenza o per chiedere chiarimenti o per sollecitare una risposta”.
Significa che scuole, alunni e docenti dovranno, anche alle luce del decreto legge approvato dal CdM il 5 gennaio e poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale, gestirsi da soli (col supporto dei medici di base e dei pediatri) per scongiurare la DaD. A meno che il numero dei contagi non superi le nuove soglie stabilite dal Governo.
Cicero ha poi confermato che “quando uno studente della scuola è positivo non c’è una tempestività nella risposta: in una prima fase dell’anno scolastico, nei primi mesi, attendevamo alcuni giorni. Poi sembrava che la comunicazione fosse migliorata e diventata più tempestiva; ora di nuovo siamo purtroppo ai tempi tristi dell’inizio. Praticamente, da novembre da quando è tornata l’emergenza con le varianti Covid, siamo tornati davvero ai tempi più lunghi”.
Alla domanda se nelle ultime settimane c’è stato effettivamente un supporto adeguato, così come era stato accordato a livello governativo, anche da parte dell’Esercito, come era stato promesso anche dal Commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, il presidente Ancodis ha risposto con un significativo “no comment”.