Le barriere in plexiglas nelle classi per garantire il distanziamento fisico non sono mai state prese realmente in considerazione: lo ha ribadito alcuni giorni fa la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, dopo le rimostranze generali.
Rimane comunque da risolvere il problema di fare rispettare almeno un metro di distanza, di tipo statico ha precisato giusto ieri il Comitato tecnico scientifico e annunciato dalla titolare del MI: le mascherine, che il commissario Domenico Arcuri si appresta far produrre (10 milioni di pezzi al giorno) per assegnarle ogni giorno a studenti e personale scolastico, potrebbero non bastare.
Una proposta alternativa e curiosa giunge allora dalla Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano: è quella di impiegare delle piante ornamentali in classe, da intendere come barriere ma anche dispositivi naturali di benessere. Si tratta, dicono i ricercatori, di una soluzione a basso costo e ad alto contenuto pedagogico
In questi giorni, la professoressa Beate Weyland della Facoltà di Scienze della Formazione di Bressanone sta sperimentando la proposta alternativa.
Per svolgere la simulazione, scrive l’Ansa, già diverse scuole hanno offerto la disponibilità. La proposta del gruppo di ricerca Pad-Lab riguarda è quella di operare in una “scuola domestica”, con le piante che garantirebbero un senso di accoglienza e di sicurezza genuino.
“Lo sforzo che stiamo facendo è quello di evitare un’accoglienza militaresca e ospedaliera, che può rischiare di mettere paura e di creare situazioni di ansia, totalmente ostili ai processi di apprendimento, osservando comunque le imposizioni di prevenzione contagio”, ha detto Weyland.
Le variabili che la docente e il suo gruppo di ricerca stanno esplorando sono tre: il tema del comfort, per cui la scuola e le aule vengono considerate come ambienti “soggiorno” da riconfigurare con postazioni individuali e di piccoli gruppi a isole e riducendo al massimo il setting tradizionale delle batterie di banchi di fronte alla cattedra e alla lavagna; il tema dell’arte, invitando artisti locali a esporre quadri e opere d’arte nelle scuole, o incorniciando “ad arte” i disegni dei bambini per creare bellezza, senso di appartenenza e rapporto con il territorio; infine, il tema della natura indoor.
“Quello che vorremmo fare e che inizieremo a simulare nelle scuole Pestalozzi di Bolzano e nella scuola media di Vipiteno – spiega Weyland – è l’inserimento di piante ‘avatar’ a scuola, di cui ogni allievo sarà responsabile e che avrà modo di curare: queste piante offrono l’occasione di realizzare un distanziamento naturale e possono trasformarsi in strumenti di educazione alla cura e alla salvaguardia del nostro pianeta. Inoltre è stato provato scientificamente che la presenza di piante in un ambiente di apprendimento è benefica, non solo per l’umidificazione e il ricambio dell’aria, ma anche perché favorisce l’attenzione e la concentrazione dei bambini”.
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