Nelle Linee guida per la Didattica Digitale Integrata non sono previste lezioni da 45 minuti e nemmeno classi separate in due gruppi: sono delle ipotesi già superate. Lo sottolinea il ministero smentendo in questo modo le affermazioni di Repubblica, che parla di documento contenente indicazioni di lezioni “da 45 minuti” e che “in caso di lockdown alle superiori” sarebbero “garantite almeno 20 ore” settimanali.
A detta del ministero dell’Istruzione, questi dati erano inclusi in “bozze che risultavano superate già nella giornata di ieri e contengono anche ragionamenti infondati”.
“Nel testo, che sarà inviato oggi al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione per il necessario parere, non è previsto infatti, come riportato ad esempio da ‘la Repubblica’, che le lezioni siano di 45 minuti”, sostengono dal MI.
Saranno, eventualmente, le singole scuole, attraverso gli organi collegiali, a stabilire la riduzione dell’unità orario di lezione, ovviamente motivandola e prevedendo il piano di recupero dei minuti persi.
Le indicazioni, continua il ministero replicando a Repubblica, non riguardano poi solo “le scuole medie”, ma “tutti gli ordini di scuola, specificando cosa fare in caso di nuova chiusura, per ogni fascia di età”.
Per “le secondarie di secondo grado, le indicazioni valgono anche per la ripresa di settembre. Qui la Didattica Digitale potrà essere integrata, come ampiamente spiegato in queste settimane, con quella in presenza”.
Sempre alle superiori, da Viale Trastevere si precisa che “risulta infondato il ragionamento secondo cui, sempre in base all’articolo, “tendenzialmente si formeranno” due gruppi per classe e “il primo sarà 5-6 giorni a scuola mentre l’altro 5-6 giorni a casa”.
Per il dicastero dell’Istruzione è solo “un esempio estremizzato, derivante da una lettura distorta del documento, che non trova fondamento nelle Linee stesse e che le famiglie potrebbero facilmente scambiare, impropriamente, per una indicazione data dal Ministero”.
Lo stesso ministero dell’Istruzione ha comunque confermato, implicitamente e come già indicato nelle Linee Guida pubblicate lo scorso 26 giugno, la possibilità che alle superiori possano svolgersi attività didattiche digitali sincrone e asincrone.
Inoltre, la Didattica Digitale Integrata potrà essere adottata in modalità complementare a quella in presenza anche nelle istituzioni scolastiche di qualsiasi grado, qualora si rendesse necessario sospendere nuovamente le attività didattiche in presenza a causa delle condizioni epidemiologiche contingenti.
Fa notare l’Anief – che il 29 luglio ha partecipato all’incontro tecnico in videoconferenza con la Direzione generale del MI – che però questo avverrà senza che “minimamente o in via del tutto residuale il personale docente precario” sia stato “adeguatamente formato e dotato delle idonee attrezzature se non in via residuale rispetto agli alunni e solo ove il fabbisogno da questi espresso sia completamente soddisfatto”.
E il numero dei precari, mai come quest’anno, sarà davvero molto alto. Alcuni sindacati e politici hanno stimato in non meno di 200 mila i contratti termine da sottoscrivere.
“Purtroppo, in questa occasione si ritroveranno a farne le spese i nostri studenti che – secondo il sindacato – non avranno docenti dotati di dispositivi adeguati per le esigenze della didattica a distanza. Inoltre, laddove lo fossero perché sarà consentito loro di utilizzare il proprio computer o tablet, modalità che nelle Linee Guida del Ministero dell’Istruzione è chiamata BYOD (Bring Your Own Device), questo potrà causare problemi legati alla condivisione dell’ambiente didattico con quello privato con gravi ricadute in ambito di privacy e di sicurezza della rete scolastica”.
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