Fanno discutere le linee-guida del Comitato tecnico scientifico, ma anche del documento scaturito dal tavolo di esperti incaricati dal ministero dell’Istruzione per il rientro a scuola in sicurezza: le misure non sembrano dare quelle certezze che gli italiani si aspettavano.
Per la ripartenza “occorre prestare particolare attenzione” a dei “fattori di rischio particolarmente insidiosi”, ha detto la senatrice Paola Binetti, dell’Udc.
Dalle parole della senatrice si intende la richiesta di cambio di guardia di alcuni dicasteri, in particolare del ministero dell’Istruzione.
Il premier Giuseppe Conte, sottolinea Binetti, “deve affrontare una prova d’esame ormai irrinunciabile: molti dei suoi ministri non sono all’altezza della situazione e non possono governare il paese fino alla fine della legislatura, tenendo conto che siamo giusto a metà”.
Binetti parla quindi specificatamente del comparto dell’Istruzione: dopo avere detto che “nonostante i limiti vistosi di questo governo, nessuno vuole andare ad elezioni anticipate”, la senatrice si sofferma sulla scuola sostenendo che continua “ad andare avanti in un clima di incertezza tale, da condizionare pesantemente il futuro di tanti ragazzi, e la vita delle famiglie italiane, a cominciare dalle donne, che vedono minacciato il loro diritto a riprendere il lavoro”.
Critiche alla gestione della scuola giungono pure da Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, che si lamenta per il mancato coinvolgimento nelle decisioni che contano per il ritorno in classe.
Toccafondi sostiene che bisogna “ascoltare tutti, magari con documenti che arrivano ufficialmente ai parlamentari”.
“Giusto dialogare con tutti per trovare soluzioni realistiche e di buonsenso ma a decidere deve essere la politica”, sottolinea.
“Per riaprire – dice il deputato – servirebbero miliardi su miliardi, oppure fare meno scuola. O 100 mila assunzioni a tempo determinato, docenti che semplicemente però non ci sono e non saranno né formati né abilitati per settembre, trovando anche tante aule in più che nelle scuole semplicemente non ci sono, oppure per rispettare le distanze si potrà fare meno scuola, perdendo il 20% di lezioni, fare lezione 4 giorni la settimana, entrare dopo e uscire tardi, proseguire con la didattica on line”.
Il senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile Istruzione della Lega, punta invece il dito sulla reazione meravigliata dl M5S, di cui la ministra dell’Istruzione fa parte, all’annuncio dello sciopero generale da parte dei sindacati di categoria.
“Non è incomprensibile – dice il leghista – che i sindacati della scuola pensino allo sciopero generale. Incomprensibile è che il M5S lo trovi incomprensibile, visto che a settembre perderemo altri 30 mila docenti titolari senza che siano previsti rimpiazzi, in piena emergenza sanitaria”.
“Passeranno anni prima di vedere gli 80 mila rincalzi annunciati dal ministero e intanto il comparto rischia il collasso”, conclude Pittoni riferendosi ai lunghi tempi di realizzazione dei concorsi pubblici già banditi.
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