In vista dell’incontro decisivo di metà settimana chiesto dalle Regioni per il rientro in classe a settembre in sicurezza, giungono notizie sui confronti preliminari tenuti in questi giorni dai rappresentanti di Governo per far volgere positivamente la vicenda e dirimere i dubbi anche sulla data di inizio dell’anno scolastico.
La ricognizione generale
A questo proposito, il ministero dell’Istruzione ha realizzato una ricognizione generale degli spazi disponibili, incontrando proprio i rappresentanti delle Regioni.
Dal confronto sarebbe emerso che i problemi maggiori riguardano gli istituti di secondo grado, in particolare dei grandi centri.
Le criticità
“Insieme – ha spiegato la viceministra all’Istruzione Anna Ascani Ascani – abbiamo fatto un quadro delle criticità per quanto riguarda il mantenimento della distanza di sicurezza all’interno delle aule: non siamo messi male, però ci sono delle criticità, soprattutto nelle scuole superiori dei centri un po’ più grandi. Lì abbiamo chiesto alle Province di fare una ricognizione degli spazi per individuare scuole che magari sono state chiuse nel tempo o per individuare altri spazi adattabili alla didattica”.
Troppo ottimismo?
Entro la fine di giugno dovrebbero arrivare, a Comuni e Province, anche le risorse per mettere mano all’edilizia leggera. La previsione della viceministra Ascani, tuttavia, potrebbe rivelarsi davvero troppo ottimistica. Numeri di alunni uguali o superiori a 24-25 per classe sono la prassi anche nel primo ciclo e alle medie: con classi che hanno metrature decisamente basse, anche in questi casi sarà inevitabile procedere a divisioni e collocazioni in spazi aggiuntivi. A meno che non si voglia dimezzare il tempo scuola.
“Saremo all’altezza”
Ma cosa potrebbe accadere laddove tornassero alti i livelli di contagio? “Se venissero istituite nuove ‘zone rosse’, le scuole sarebbero pronte”, ha assicurato sempre la viceministra dem.
“Faremo diversi scenari: naturalmente ci auguriamo che questo non accada, ma ci faremo trovare pronti se amministratori o il Governo dovessero individuare nuove zone di chiusura. Sapremo essere all’altezza questa volta per una didattica che ha bisogno di essere seguita passo dopo passo”.
Intanto, l’attenzione si concentra sull’incontro di giovedì 25: “Aspettiamo il testo dal ministero – ha detto all’Ansa Cristina Grieco, coordinatrice della Commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni – lo esamineremo e nella Conferenza straordinaria che si terrà probabilmente giovedì daremo il parere. La nostra intenzione è di trovare una intesa”.
Per i Verdi servono 5 miliardi
Nel frattempo, i politici continuano a dire la loro. Secondo Nando Bonessio, co-portavoce dei Verdi del Lazio ed esponente di Europa Verde, gli interventi da realizzare a settembre non si possono finanziare “con un solo miliardo e mezzo destinato alla scuola dal decreto rilancio. Europa Verde, – ha detto Bonessio, – propone che ci sia un minimo di impegno e di investimento non inferiore a 5 miliardi reali, con classi non superiori ai 15-18 alunni, così da rilanciare il sistema formativo italiano e garantire la sicurezza”.
Alla fine deciderà il CtS
Sul rientro a scuola tutti, insomma, dicono o vogliono dire la loro. Alla fine, però sarà il Comitato Tecnico Scientifico, a decidere. Con la politica, il ministero dell’Istruzione e le Regioni che si dovranno adeguare: di sicuro si procederà con il distanziamento di almeno un metro in aula, di due in palestra e anche durante i pasti, l’ipotesi di un lunch box e assembramenti limitati nelle aree comuni.
Come verranno probabilmente gli orari di entrate e uscite scaglionati, l’ingresso negato a chi ha più di 37,5 gradi di temperatura, la pulizia approfondita degli spazi e la mascherina obbligatoria dai 6 anni in poi. Ancora pochi giorni e tutto questo verrà scritto nero su bianco nelle Linee Guida.