“Se, da un lato, i dati sulla diffusione del contagio sconsigliavano la ripresa delle lezioni in presenza anche nella scuola superiore, per la forte mobilità ad essa correlata, dall’altro lato è di tutta evidenza che Roma e Lazio si presentano impreparati all’appuntamento e che tali condizioni rimarranno probabilmente tali dopo l’11 gennaio”,
Lo scrivono i Sindacati Scuola in una lettera aperta indirizzata ai Prefetti, al Direttore USR Lazio, all’Assessore Regionale all’Istruzione.
Le OO.SS. non negano che comunque alcuni risultati siano stati conseguiti in questi mesi, come l’inversione delle percentuali di ingresso degli studenti, la riduzione dell’orario delle lezioni, a tutela degli studenti e del personale, l’impegno della Regione a prevedere modalità di somministrazione rapida di tamponi a favore della popolazione studentesca, tramite drive-in, lo slittamento della data di eventuale inizio delle lezioni in presenza, in attesa della pubblicazione dei dati relativi all’andamento della curva epidemiologica.
Tuttavia, i Sindacati evidenziano che “decenni di tagli nei settori oggi investiti dalla pandemia (Scuola, Trasporti e Sanità) non si recuperano nel volgere di pochi giorni, o anche di pochi mesi. L’acquisto di corse aggiuntive sul mercato privato, di cui l’Assessorato ai Trasporti ha dato notizia, compensa a stento il fatto che i mezzi pubblici debbono viaggiare al 50% del proprio carico, mentre continua a permanere l’assenza di una politica sanitaria attiva nelle scuole, basata su una più ampia e trasparente disponibilità di dati, su un credibile contact tracing delle infezioni, su protocolli uniformi da parte delle ASL, nonché sulla previsione della vaccinazione prioritaria degli alunni immuno-depressi e del personale scolastico, dopo quello medico, in base a una realistica valutazione del tempo di esposizione cui sono soggetti il personale e la popolazione studentesca. A fronte di queste necessità, si preferisce dettare, senza concedere un adeguato tempo di preparazione, norme di difficile attuazione, che non tengono in considerazione il complesso lavoro organizzativo che presiede all’erogazione delle prestazioni professionali del personale della Scuola”.
“La comunità scolastica nel suo complesso – continua la lettera – condivide l’opinione che la didattica digitale non possa sostituire quella in presenza, per l’evidente e incontestabile mancanza della componente relazionale, che è parte fondante e insostituibile del rapporto educativo e dei processi di apprendimento. Tuttavia, il diritto alla salute va tutelato nella massima misura possibile, tenendo anche conto delle fragilità familiari che possono essere coinvolte da una ripresa senza le necessarie condizioni di sicurezza. Questa semplice verità non può essere sacrificata sull’altare di un obiettivo puramente propagandistico, come quello di riaprire al più presto le scuole, anche se in mancanza di adeguate condizioni di sicurezza”.
I Sindacati continuano, evidenziando le conseguenze economiche delle misure finora messe in atto per contrastare l’epidemia da Covid-19.
“Dopo quasi un anno dall’inizio dell’emergenza collegata alla pandemia, non ci si può sottrarre alla necessità di un bilancio delle misure sin qui adottate e delle risorse impegnate, che hanno determinato un debito pubblico che graverà per decenni sulle giovani generazioni oggi colpite nel primario diritto alla formazione e istruzione, a partire dal costosissimo, ma non decisivo rinnovo degli arredi, mentre permangono inalterate le debolezze strutturali dei trasporti, della sanità, dell’edilizia scolastica, degli organici della scuola in base ai quali vengono costituite le classi-pollaio”.
“La Comunità Educante del Lazio – conclude la lettera – ritiene che gli obiettivi di rinnovamento che stanno alla base del cambiamento di paradigma di cui la pandemia ha mostrato la necessità non possano essere perseguiti nel chiuso dei palazzi prefettizi, mediante tavoli ristretti, utili, al più, all’esecuzione delle misure dettate dall’alto, ma certo non idonei, per la loro composizione, ad individuare soluzioni più opportune e avanzate. Si ritiene, quindi, necessario l’allargamento della platea dei partecipanti a tutta la Comunità Educante: parti sociali, personale scolastico, famiglie, studenti”.
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