Mentre in Europa si superano i 100 milioni di casi Covid-19 e in Italia il tasso di positività schizza al 21,9%, con i ricoveri ordinari che aumentano di 500 unità in sole 24 ore, da noi non avrebbe trovato i consensi necessari la proposta di Capodanno delle Regioni per il ritorno in classe dopo la Befana con il mantenimento della didattica in presenza, anche nella scuola primaria, con un alunno positivo al Covid-19 e con l’imposizione della DaD solo ai non vaccinati qualora i contagi in classe dovessero essere due (mantenendo in presenza e in autosorveglianza i vaccinati con mascherina Ffp2): l’idea, caldeggiata dal presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, è piaciuta diversi ministri, ma è stata di fatto bocciata dai sottosegretari all’Istruzione, Barbara Floridia e Rossano Sasso. I rappresentanti dell’esecutivo Draghi parlano di discriminazione, in particolare la parlamentare grillina, e di DaD che sacrifica il diritto allo studio, il rappresentante leghista.
I sindaci controcorrente
C’è però anche chi, come il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, parla con insistenza di quarantena forzata per tutti gli alunni così da far prevalere (come è accaduto nel 2021) il diritto alla Salute: “Sembrerebbe giusto – ha detto – usare un mese per ampliare la vaccinazione per i bimbi piccoli e riaprire gli istituti in sicurezza”.
Qualche giorno prima anche il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha detto che stava seriamente valutando una ulteriore chiusura delle scuole dopo le vacanze natalizie.
Con i piedi ben saldati per terra continuano ad essere centinaia di sindaci, capitanati da Matteo Ricci, presidente nazionale delle Autonomie Locali Italiane e primo cittadino di Pesaro.
“Se vogliamo una scuola sicura ed evitare la dad – ha ribadito Ricci il 2 gennaio su twitter – non c’è alternativa al Green Pass per gli studenti. Come sindaci lo diciamo da settimane. Vaccino o tampone periodico gratuito per la minoranza non vaccinata. Il Governo ascolti i sindaci”, ha sottolineato Ricci.
Ma c’è pure qualche governatore che ha già preso qualche contromisura: in Abruzzo, un’ordinanza regionale ha disposto la sospensione delle attività didattiche il 7 e 8 gennaio.
Il vero problema
Rimane da capire, però, come mai l’attenzione mediatica e dei politici non abbia preso in considerazione il vero problema che ha tenuto le scuole sotto scacco fino ad oggi: la mancanza delle strutture mediche in grado di effettuare il tampone immediato agli alunni qualora vi siano dei positivi in classe.
Comunque vada, infatti, le nuove quarantene precauzionali previste dal decreto-legge approvato dal Governo il 29 dicembre per introdurre misure urgenti al fine di contrastare la diffusione del Covid-19, necessitano di una struttura operativa ed efficace. Non certo il silenzio imbarazzante delle ultime settimane, malgrado l’impegno delle istituzioni a svolgere i test in tempi rapidi, con i presidi costretti in alta percentuale a mettere tutti in quarantena in attesa di risposte che non arrivavano.
La grave mancanza è stata ammessa anche dal commissario straordinario all’Emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, il quale ha rivelato che al 23 dicembre l’Esercito aveva realizzato i tamponi solo in appena 300 scuole su 8.200.
Il CdM del 5 gennaio
Sono tutte considerazioni che verranno affrontate mercoledì prossimo, 5 gennaio, durante il Consiglio dei ministri, che all’ordine del giorno avrà proprio le regole per la ripresa delle lezioni.
A pesare non poco sarà certamente la posizione dell’entourage del premier Mario Draghi, fautore di un incremento, assieme alle vaccinazioni, anche dei tamponi e del tracciamento. Solo che tra le decisioni e la realtà potrebbe esserci ancora troppa distanza.
Le nuove quarantene potrebbero peggiorare il quadro?
Addirittura, per l’Anief le nuove modalità di esonero dalla quarantena dei vaccinati del Governo potrebbero fare “aumentare i contagi, mentre l’obbligo della vaccinazione per i trasporti impedirà il diritto allo studio degli studenti oltre a violare una previsa direttiva UE che autorizza la presentazione del semplice Green Pass per i viaggi tra Paesi europei”.
“È assurdo ridurre la capienza negli spazi chiusi al 35% e lasciare le lezioni in classi affollate”, dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che rincara: “Con 100 mila contagi, si deve ritornare in DaD. Il Governo deve ascoltarci ed aprire un tavolo per rivedere il rapporto alunni-insegnanti e sdoppiare le classi”, conclude il sindacalista.
Gissi (Cisl): gli alunni non devono sentirsi considerati diversi
A farlo presente sono stati pure i sindacati, che non gradirebbero una didattica diversificata, con una parte degli allievi in presenza e l’altra in DaD. Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, ricorda “con molta preoccupazione l’esperienza delle lezioni organizzate in parte in presenza e in parte a distanza. Un modello organizzativo che non ha mai garantito la qualità della proposta formativa”.
La la numero uno della Cisl Scuola ha spiegato all’Ansa che “chi segue in classe ha bisogno di tutta l’attenzione dell’insegnante. Chi invece è in Ddi ha tempi diversi e necessita di proposte più essenziali. Non si possono bloccare i bambini o gli studenti in quarantena per 5 ore davanti al Pc
Gissi ha detto poi di avere “firmato un contratto integrativo sulla Ddi (anche se non da tutti i sindacati ndr) proprio per garantire la gestione ottimale dei tempi e della condivisione delle scelte”.
Quindi, “se c’è un aspetto discriminante che farà più male agli alunni e alle famiglie è l’essere considerati diversi in un percorso formativo che rischia l’iniquità. I vaccinati responsabili non si sentiranno gratificati, gli altri non saranno comunque felici per l’isolamento”.
Infine, ha detto Gissi, “occorre poi considerare che i dirigenti scolastici, per motivi di privacy, non hanno la possibilità di conoscere lo status vaccinale degli alunni”.