Riflessioni amare sulla scuola italiana

Cari amici del Partito Democratico,
sono un insegnante di Matematica e Fisica del Liceo Scientifico Statale Niccolò Copernico di Udine. Sono stato un vostro elettore fino a tempi recentissimi, ma non ho votato alle ultime primarie, e non vi voterò più, a meno che la vostra politica per la scuola non abbia una svolta drastica.
Purtroppo in questi mesi tutti quanti, a partire dal ministro Carrozza, si sono riempiti la bocca di parole vuote a proposito di un’istruzione che “riparte”, con un investimento di 450 milioni di euro. Peccato che mentre da una parte si danno questi soldi alla scuola, dall’altra il contratto degli insegnanti sia stato bloccato fino alla fine del 2014, e, ciliegina sulla torta, gli scatti di anzianità erogati nel 2013 dovranno essere restituiti. Quel è il bilancio complessivo? Che la scuola subisce, ancora, pesantissimi tagli. E nel frattempo ben 494 milioni saranno erogati alle scuole paritarie! Ma forse la scuola paritaria conta di più di quella statale?
Chi potrebbe credere, di fronte a questa situazione, che i tagli alla scuola siano veramente finiti? Sono appena iniziati! Il disastro sarà portato a compimento con la scellerata idea di diminuire di un anno la durata della Scuola Superiore. Qualcuno ha l’impudenza di affermare che l’idea sia animata da qualche altra ragione che non sia, come al solito, risparmiare? E cioè, in parole semplici, continuare a tagliare sulla scuola? Cari amici, non siete e non sarete più il mio partito; e vi state giocando il voto degli insegnanti italiani.
Chi, come me, vive ogni giorno nella scuola, non ha avuto per niente l’impressione che la scuola stia ripartendo, bensì che sia lasciata morire, esattamente come hanno fatto tutti i governi precedenti. Perché ci dovremmo allineare al resto d’Europa per finire la suola a 18 anni? Non potremmo, invece, allineare all’Europa la spesa percentuale sul PIL per l’istruzione? Non potremmo allineare all’Europa gli stipendi dei docenti? Sia la prima sia i secondi sono tra i più bassi d’Europa. Prendiamo esempio dal resto d’Europa per questo, e non per tagliare ancora!
Il Segretario Renzi ha affermato, giustamente: “vorrei ridare autorevolezza al ruolo dell’insegnante”. C’è un solo modo per farlo: investire sull’istruzione in maniera consistente.
Tre semplici passaggi sarebbero sufficienti per ridare dignità ai docenti:
Aumentare subito e sostanziosamente gli stipendi. Al momento attuale i nostri stipendi sono un’elemosina; certamente non bastano per mantenere dignitosamente una famiglia.
Ripristinare gli scatti di anzianità.
Raddoppiare (almeno) il fondo d’Istituto. Altrimenti che avrà il coraggio di parlare ancora di autonomia?
Purtroppo non esiste altra strada per far ripartire l’istruzione italiana. I soldi vanno trovati, per esempio dalla spesa per gli F-35 (ma il Partito Democratico non era contrario a quella spesa sciagurata?).
Sono profondamente deluso da quello che per molti anni è stato il mio partito, e che ormai non rappresenta più, in alcun modo, le aspirazioni della Scuola italiana e di chi ci lavora ogni giorno. Non meravigliatevi se perderete le prossime elezioni.
I lettori ci scrivono

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