Mi sento di dire che in questo momento così drammatico la scuola torna ad essere un faro che guida nella tempesta. E’ servita questa emergenza a recuperare l’importanza dell’ “andare a scuola”, a restituire significato “sociale” alla scuola, da sempre luogo di unione e confronto, di scambio e collaborazione, di conoscenze e costruzione di saperi ma anche di gioco, spesso addirittura famiglia, per studenti di ogni età.
In questa occasione è stato anche riscoperto il valore della presenza. Sembra paradossale parlare di presenza in questo momento di assenza e di isolamento ma oggi più che mai sentiamo il bisogno di “esserci” : i nostri studenti e noi docenti vorremmo essere a scuola, le famiglie vorrebbero esserci per stare accanto, le istituzioni fanno il possibile per essere presenti.
Oggi viene richiesto ai docenti di praticare la DaD-Didattica a Distanza, una modalità di insegnamento/apprendimento che ben conoscono gli studenti ospedalizzati o impossibilitati alla frequenza scolastica.
Insegnare a distanza non è facile; l’insegnamento, soprattutto nella scuola dell’infanzia ed in quella primaria, è fatto di sguardi, carezze, abbracci che attraverso un monitor è possibile regalare solo parzialmente e che, comunque, non possono avere lo stesso sapore del contatto fisico.
Mi capita quotidianamente di ascoltare colleghi che si interrogano su quale possa essere l’attività più coinvolgente da fare online con gli studenti, su come si possa interagire proficuamente mentre si svolgono esperimenti linguistici o scientifici, su cosa inventarsi utilizzando materiali di riciclo. Docenti che stanno mettendo in campo energie e risorse che neppure sapevano di possedere.
Sui social impazzano video sugli argomenti più disparati, lezioni e tutorial registrati da colleghi con un semplice smartphone tra le mura domestiche, oppure video musicali realizzati da interi collegi docenti con annessi Dirigenti. La creatività di noi italiani è davvero infinita!
Si avvicina il periodo degli Esami di Stato con tutto il carico di operazioni ed attività ad esso connesse. E torna dirompente l’annoso problema della valutazione.
Ormai si parla di valutazione formativa basata sullo sviluppo delle competenze, come raccomandato dai vari documenti normativi, italiani ed europei, che da anni orientano la didattica nel nostro paese. Si parla di Unità di Apprendimento in cui inserire “compiti di realtà”, progetti didattici che si basano sulla realizzazione di attività di gruppo, rubriche di valutazione basate su evidenze collegate alle competenze chiave europee per l’apprendimento permanente, evidenze di processo ed evidenze di prodotto, evidenze relative al lavoro individuale ed evidenze relative all’attività di cooperative learning.
Ma come conciliare un siffatto sistema valutativo con quanto stiamo affrontando oggi? Non è semplice ma sono sicura che ancora una volta noi docenti ce la faremo utilizzando con passione le nostre personali risorse, di mente e di cuore, stando vicini ai nostri studenti e conducendoli amorevolmente attraverso questo cambiamento epocale che li condurrà verso una “dopo” che può solo essere migliore #ildoposaramigliore.
Antonella Meccariello
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