Dal 1° settembre sono in pensione, grazie ai miei 42 anni e 4 mesi di servizio e i 63 anni di età.
Posso affermare subito, anche se è passato solo qualche giorno, che non sono pentita perché già da qualche anno sarei voluta “scappare” da una Scuola che, secondo me, è in declino.
Ormai, oggi più di ieri, è un susseguirsi di leggi, leggine, decreti, circolari che servono a fare confondere le idee e, spesso, non danno né uniformità né coerenza né stabilità. I cambiamenti che i docenti hanno vissuto in questi ultimi quarant’anni sono stati proprio tanti e non necessariamente direttamente proporzionali ai cambiamenti di società e utenza! E senza che venisse adeguatamente rivalutata un’intera categoria che, forse, oggi più di ieri meriterebbe di avere riconosciute competenze, professionalità, serietà e tant’altro anche in termini economici invece di essere sottopagata in maniera così evidente e mortificante.
Ma queste sono riflessioni personali alle quali fanno seguito altrettante personalissime sensazioni. Fra l’altro, sono ben contenta di sentirmi “libera” di potere gestire “tempi, modi e azioni della mia vita senza condizionamenti”, anche se devo ancora dare una risposta alla domanda “Che farò nel tempo libero?” e anche se ritengo che, in condizioni diverse, avrei potuto svolgere attività lavorativa per altri due anni.
Partendo da quest’ultima riflessione, mi sono ricordata che:
Continuando a riflettere e a pensare ho elaborato la seguente proposta, che riporto di seguito, da avanzare agli organi competenti:
I docenti utilizzati in altri compiti dovrebbero essere sostituiti dai colleghi precari nel primo caso e da immessi in ruolo nel secondo.
Ogni giorno i docenti cercano modi nuovi per rendere il calcolo mentale più accessibile, coinvolgente…
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