Riflessioni in punta di piedi

Mi pare che il titolo dell’articolo di Zen si commenti da solo. E’ proprio la visione direi antropologica che non sta in piedi, infatti si adombra surrettiziamente la questione della “negatività” dei “posti di lavoro” perché nella società moderna globalizzata bisogna vergognarsi solo a parlarne di posti di lavoro, è una cosa superata…superata dalla scuola che offre “servizi” come l’estetista e la SPA.

Francamente non vale la pena nemmeno spiegare l’importanza della scuola come luogo di incontro delle culture, come luogo di cultura, la necessità di investire nella scuola e nel capitale sociale, il suo imprescindibile ruolo sociale e, come direbbe l’economista Bagnai…gnente qui siamo a Marchionne che da Londra ci detta le linee guida, siamo ai migliori per i migliori. Il preside Zen è fermo ai sistemi competitivi, dove vince il migliore e si esprimono le migliori forze e ….gnente inefficienze degli equilibri competitivi..gnente Nash tutto Hayek. Siamo ai servizi misurabili e contendibili…..come le banche?

Vorrei lanciare un appello ai presidi e ai docenti, in vista del nuovo anno scolastico.

Che, al di là delle note difficoltà logistiche, di gestione degli organici e quant’altro, sia riportata l’attenzione sul vero fulcro della vita delle scuole, cioè la qualità formativa del “servizio” agli studenti, alle loro famiglie, al nostro sistema Paese.

Ma la qualità formativa non dipende anche dagli investimenti?…no gnente e forse è meglio così perché poi se no bisogna tirare fuori il merito da 200 euro netti “annui”…. che è meglio di gnente.

Perché sono gli studenti il cuore della scuola, non i presidi o i docenti o il personale di segreteria. Sono gli studenti.

Meglio, sono le loro nuove domande formative, sono le preoccupazioni educative delle famiglie, sono le prospettive di futuro di questi ragazzi, e quindi anche nostro. Perché sono loro il nostro presente e futuro.

Le nuove domande formative!????…gnente siamo al job act e alla disoccupazione che diminuisce in un quadro di occupazione stabile, cioè senza dire che, nel gioco delle “tre carte”, aumentano gli inoccupati neet…il problema della necessità di formare cittadini e di una società veramente democratica e dello stato di diritto non è pervenuto, non c’è e non interessa.

La scuola non può più essere considerata solo come luogo creativo di posti di lavoro, ma come un “servizio”. Ed in ragione di questo “servizio” è giusto ed è bene che siano scelti i migliori presidi ed i migliori docenti, perché i nostri studenti hanno diritto ad incontrare, nella loro vita, docenti-maestri, non docenti qualsiasi, che li aiuteranno a scoprire se stessi e le implicazioni del loro futuro.

Ovviamente il preside Zen è della categoria degli eccezionali, trovo stucchevole la retorica della scuola come “luogo creativo di posti di lavoro”. Le affermazioni, oltre a basarsi sul “sentito dire” della pancia della società, tanto per intenderci quella formata e che sceglie grazie alle informazioni e ai contenitori del mainstream, sono anche errate perché nella vita di tutti gli individui quello che conta è l’esposizione alle “diversità” che permettono di maturare la capacità di affrontare e superare i problemi, la resilienza non nasce mai dalla società dei “migliori”! Comunque fa gnente non si può pretendere.

Quindi, giá nei collegi dei docenti, si parta non dalle questioni logicistico-burocratiche, ma dalla domanda se la scuola oggi sia ancora in grado di corrispondere alle domande di speranza, sul come possa innovarsi oltre le tante e troppe materie, oltre le tecnologie, oltre le vecchie autoreferenze della “libertà di insegnamento” ancora pensata come maschera dell’individualismo didattico.

Napoleone con le questioni “logistico-burocratiche” ci vinceva le guerre, ma pazienza ha perso a Waterloo (anche se tecnicamente ha vinto). Ah concetto interessante quello della “libertà di insegnamento” che è la “maschera dell’individualismo didattico”, che immaginiamo che già solo per il fatto di essere poco standard e poco misurabile sia sicuramente una cosa negativa. Quindi per esempio la libertà di concepire figli potrebbe essere la maschera dell’egoismo inefficiente, la libertà di scegliere chi votare potrebbe essere la maschera del cattivo utilizzo del diritto di voto, il diritto alla conservazione del posto di lavoro in caso di malattia potrebbe essere un espediente per non lavorare….gnente andrebbero rimossi come la superata “libertà dell’insegnamento”. Sono concetti astorici e estratti dalla realtà sociale per immergerli in un bagno di “liberismo didattico”…immaginario e ascientifico come quello economico, utili per servire i potentati “culturali” e “filantropici” alla Soros. Ma tant’è…

E le riunioni tra docenti pongano al centro il bene degli studenti e le nuove domande di motivazione, sapendo che i ragazzi, per le “sudate carte”, cioè per la “fatica del concetto”, hanno necessità di cogliere il senso, il valore di ciò che viene loro proposto. E questo senso è un loro diritto, prima delle tante nozioni o gestioni orarie.

Anche qui il solito attacco gratuito ai docenti che sono, se lasciati in autonomia, dei creatori di posti di lavoro nozionistici e interessati all’orario, poi però ci alziamo in volo di astrazione sulla “fatica del concetto” che deve essere necessariamente collegato al “senso” e al “valore” di ciò che viene proposto. Mi chiedo per esempio quale sarebbe il senso e il valore che dovrebbero avere i ragazzi in un mercato del lavoro come questo da 300 euri a “tutele crescenti” ? quale sarebbe il senso e il valore che devono avere i ragazzi nei crolli sismici di “mafia capitale”? Quale motivazione deve trasmettere il personale docente che è stato umiliato economicamente e socialmente?…gnente nun je afacciamo siamo precipitati.

I ragazzi l’hanno capito: l’istruzione è un diritto sacrosanto, ma la promozione è un impegno ed una responsabilità tutta loro, non un atto dovuto.

La domanda motivazionale “che me ne faccio del pezzo di carta?”….qui non può essere messa..il perchè è chiaro nelle righe successive.

Come, per noi che lavoriamo nelle scuola, il lavoro è un diritto, ma il posto di lavoro ce lo dobbiamo meritare ogni giorno, al di là di contratti e convenzioni.

E gnente la retribuzione è un diritto ma il pagamento dipende dalla Merkel. E’ lo stesso paradigma dei “diritti soggettivi” dei disabili, degli esodati, dei malati del sistema sanitario “universalistico”: diritti che sono degradati ad interessi legittimi” naturalmente nei limiti del “pareggio di bilancio” obbligatorio del “nuovo” art. 81 della Costituzione. Insomma siamo nell’era dei diritti universali…che ci possiamo permettere. La comica tragica dell’ordo liberismo che entra a Scuola tramite la “cosmesi” dei diritti.

Ai genitori, infine, è giusto chiedere: non stressate troppo i vostri figli, ma lasciateli anche, qualche volta, sbagliare. Perché sbagliando si impara. E fidatevi dei vostri insegnanti, i quali sono, per la gran parte, in gamba e sensibili.

Gli insegnanti tranne pochissimi, perché curiosamente la nostra competizione è a imbuto, cioè e’solo teoricamente stretta dai “migliori”, ma poi si sbraga all’90% di eccellenze, come per i presidi e…gnente fidatevi dei vostri medici perché sono in gamba e sensibili…..forse anche preparati, forse anche la parte migliore della società, forse anche professionalmente corretti e con un’etica impeccabile…rigorosamente da orientare all’efficienza del servizio…. quindi questa medicina non gliela diamo perché costa troppo e con quello che risparmiamo con lei, che tanto è spacciata e poco socialmente “performante”, aiuteremo altri pazienti più meritevoli. Insieme al turismo sanitario in India a recuperare medicinali “universalistici”, prepariamoci al turismo “didattico-scolastico” in cerca di “diritto allo studio”….gnente la logica è questa, peccato!

Ritorniamo, dunque, al cuore pulsante della scuola.

E..gnente c’è stato un infarto con la 107, ma andiamo avanti.

P.S.

E… gnente.. quando tornate a casa date un bacio ai vostri bambini e dovete volere bene sempre alla mamma.

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