Gentilissimi,
a proposito di una recente lettera pubblicata su la Repubblica nella quale veniva espressa una valutazione negativa della modifica del calendario scolastico che ha permesso di anticipare a settembre l’inizio delle lezioni, vorrei proporvi una considerazione, articolandola nelle seguenti concatenazioni.
L’Italia è un Paese nel quale, per motivi climatici, è inevitabile che una parte dell’anno scolastico si svolga durante la stagione calda, nella quale, come ovvio, maggiori sono le difficoltà per studenti e insegnanti.
Pertanto, sarebbe logicamente preferibile che la stagione calda corrispondesse all’inizio dell’anno scolastico, quando studenti e insegnanti hanno maggiore energia e minori impegni.
Chiaramente, nel periodo caldo corrispondente alla fase finale, entrambi hanno già consumato energie e sono al tempo stesso impegnati nelle attività più faticose e stressanti (lezioni finali, interrogazioni, esami).
Ergo, per ridurre la corrispondenza tra periodo caldo e impegni più gravosi, sarebbe logico anticipare il più possibile l’inizio dell’anno scolastico e, correlativamente, la sua chiusura.
Teoricamente, potremmo aprire la scuola subito dopo ferragosto e chiuderla a metà maggio, ma questo richiederebbe una rivoluzione nel calendario di tutte le attività lavorative. E sebbene i benefici che l’istruzione scolastica fornisce a tutta la società siano, in un’ipotetica gerarchia, più importanti di qualsiasi altra attività, di fatto sarebbe un’impresa assai ardua realizzare questa rivoluzione coinvolgendo l’intero sistema produttivo.
Ciò detto, iniziare la scuola almeno a settembre è una scelta a cui non dovremmo rinunciare – pena un danno rilevante a tutto il sistema Paese.
Gabriele Ciampi