Nonno e pensionato, con estraneo interesse e discreta curiosità, di tanto in tanto mi affaccio nei vari siti della Scuola. Ormai è possibile seguire in tempo reale i lavori della commissione parlamentare che sta mettendo a punto il ddl sulla Scuola, registrare i dissensi, le continue precisazioni, spesso disorientanti , formulate da politici sia della maggioranza che dall’opposizione e dai rappresentanti dei sindacati e delle associazioni.
Quello che colpisce in questa ricchezza di interventi e di opinioni è la povertà di concretezza oltre ad una scarsa visione di insieme per cui non è difficile presagire che il testo finale possa essere ricco di parole ma scarso di contenuti e che quindi nel contenitore finiscano cose buone e proposizioni generiche di dubbia attuabilità.
E’ pur vero che si possono scorgere elementi certamente positivi quali la sanatoria, seppur parziale, del precariato e una forte indicazione per il miglioramento dell’insegnamento delle lingue nella scuola di base oltre ad una presa di coscienza di taluni errori fatti nei decenni scorsi quando si volle promuovere il maestro a docente di lingua senza una adeguata preparazione e una reale verifica delle competenze e delle capacità. E qui mi preme precisare che l’errore fu la generalizzazione “tout court” di quello che aveva dato buoni risultati in sperimentazioni effettuate in ambienti e situazioni ottimali.
Imponendomi un po’ di ottimismo, mi auguro che a questa fase di spasmodica corsa contro il tempo per una rapida risposta alle attese più urgenti, seguano le ponderate riflessioni dei veri “esperti” delle singole discipline: i docenti che vivono fra i banchi e non quelli che pontificano e valutano “per tabulas”, seduti dietro una scrivania di ufficio, sindacato o partito.
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