I lettori ci scrivono

Riflessioni sulla didattica a distanza

Ho iniziato ad insegnare stabilmente a quarant’anni, dopo gli studi universitari ed una lunga gavetta nelle amministrazioni pubblica e privata. Presupposti decisamente favorevoli, questi, per la mia attuale condizione lavorativa.

Gli anni di studio mi hanno regalato incontri con professori speciali, capaci di ispirarmi adattabilità, apertura mentale, voglia di mettermi in gioco ed accettare sfide. Il rigoroso e metodico lavoro amministrativo mi ha insegnato autodisciplina e determinazione, facilitando tra l’altro l’utilizzo quotidiano di pc e altri strumenti informatici. Con questi presupposti mi sono avvicinata, non senza un certo timore, alla sfida del momento per noi docenti: la didattica a distanza.

Trasmettere, incuriosire, suggerire, guidare gli alunni, prendendo in prestito la dimensione social dell’attuale comunicazione, questo il proposito e l’impegno. Tra formazione e riunioni in videoconferenza, ho iniziato il percorso dallo scoglio per me più ostico, video lezioni sì, ma rigorosamente asincrone, senza inquadrature personali, incentrate su attività da svolgere o testi da visualizzare. Pian piano la timidezza si è stemperata e ho registrato anche audio messaggi, per salutare i miei alunni e sentirli più vicini, esorcizzando così l’attesa e aumentando la speranza in questi giorni sconosciuti. I primi feedback mi hanno indicato la via: tante fotografie di disegni, messaggi audio e video di saluti, domande, entusiasmo.

La casella di posta elettronica si è trasformata in una cassa di risonanza eccezionale. Ho tratto forza dal contatto con i bambini: idee, creatività, inventiva sono venute fuori naturalmente, tracciando per loro e per me, un nuovo percorso da condividere.

Poi è accaduto un fatto.  Ancora un altro, in questi tempi di cambiamenti inaspettati: avevo necessità di imparare operazioni al pc tecnicamente sconosciute per me.  Una collega si è offerta di aiutarmi.  Mi sono collegata su meet all’ora stabilita ed è iniziata la lezione: io, discente in ansia e desiderosa di conoscere, dall’altra parte una docente paziente, disponibile, con la straordinaria capacità di guidarmi nonostante visualizzassimo il mio schermo pc senza poterci guardare, per tutta la durata della lezione, o non avrei potuto comprendere come procedere.

In quei momenti ho vissuto tutte le ansie di uno studente, la paura di sbagliare, il senso di inadeguatezza, il sollievo nel comprendere. Per tutto il tempo, nonostante la voce della collega fosse il solo strumento di comunicazione, non mi sono sentita sola, ho superato l’imbarazzo iniziale e portato a termine l’operazione. Tutto grazie al senso di guida, di protezione e supporto che un’altra docente come me ha saputo trasmettermi. Così ho capito.

Che la didattica a distanza, è un’esperienza complessa certo, ma può trasformarsi in una vera e propria azione di insegnamento/apprendimento, se lo vogliamo. Dipende da noi, da quanto siamo disposti a mettere in gioco di noi stessi e del nostro amore per questo eccezionale e unico lavoro.

Paola Matania

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