Puntualmente risorge il dibattito sulla scuola privata, sulla liceità di finanziarla con i soldi pubblici e sull’effettiva validità dell’istruzione privata.
Nel 1970 i miei genitori – con le migliori intenzioni, ovvio – mi iscrissero ad una scuola media privata cattolica gestita da appartenenti all’ordine fondato da un sacerdote ancor oggi considerato grande pedagogo ed educatore. Una scelta tanto azzeccata sul piano didattico quanto infelice sul piano umano: alcuni dei nostri insegnanti-preti ci mortificavano (“non capisci niente, sei un somaro”), ci insultavano (“scemo, cretino”) e ci picchiavano a loro piacimento ed a scena aperta, davanti a tutti.
Un giorno in cui non mi sentivo bene ho chiuso i libri dieci minuti prima della fine dell’ultima ora di lezione e ho appoggiato la testa sul banco: il prete in cattedra mi ha scaraventato i libri per terra ingiungendomi di raccoglierli e riaprirli fino al suono della campanella.
In un’altra occasione un mio compagno venne rinchiuso per un’ora in un bagno perché aveva sbagliato un verbo latino: roba da denuncia per sequestro di persona!
Non credo proprio che questo sia il metodo educativo ideato dal fondatore di questa congregazione… E posso solo sperare che tutto questo oggigiorno non si verifichi più, anche perché chi agisse come sopra descritto avrebbe – giustamente – problemi con la legge.
Daniele Orla
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