L’attuale Governo vuole dare piena attuazione alle riforme avviate dall’esecutivo Renzi. Ad iniziare da quella della scuola, la Legge 107/2015.
Lo ha detto, a chiare lettere, il premier Paolo Gentiloni a ‘Che tempo che fa’, su Raitre nella consueta trasmissione domenicale.
“Non so se sia mai esistito il renzismo. Se è la spinta di Renzi per le riforme la rivendico, C’è molta continuità con il governo precedente. La discontinuità è ovvia, io non sono Renzi anche perché non ho l’età. Voglio dare attuazione delle riforme del governo precedente. Già abbiamo dato attuazione a scuola e unioni civili”.
Il riferimento del premier è agli otto decreti attuativi della riforma approvati il 14 gennaio dal Consiglio dei ministri, ora all’esame della conferenza delle Regioni e delle commissioni parlamentari. E anche all’atto d’indirizzo per il 2017, epsresso dal ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che non si discosta affatto dalla politica condotta dal suo predecessore Stefania Giannini, anzi si parla di “piena attuazione” della L. 107/15.
“Ora – ha continuato il presidente del Consiglio – lavoriamo su tre cose: primo su chi è danneggiato dalla globalizzazione, pensiamo al reddito di inclusione. Poi dobbiamo accompagnare la ripresa e ci sono mille misure da prendere, dalla giustizia alla concorrenza. Infine il lavoro, concentrandosi soprattutto su giovani e sud”.
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Gentiloni, poi, prende le distanze da chi chiede al Governo il reddito di cittadinanza. O il lavoro per tutti, a prescindere da impegno e preparazione.
“Chi pensa allo Stato sociale come relitto del Novecento si sbaglia di grosso. Lo stato sociale è una caratteristica del futuro, non un relitto del passato. Noi abbiamo bisogno di efficienza e capacità delle strutture pubbliche, ma questo stato sociale ha a che fare con un modo di lavorare e di vivere diverso da quando ero ragazzo. Abbiamo a che fare con una realtà più mobile”.
Sull’Italia e lo stesso sistema d’istruzione, il premier tiene a dire: “Abbiamo tante lentezze burocratiche ma non abbiamo un cattivo sistema sociale. L’Italia non parte troppo indietro. Non abbiamo, in generale, una cattiva scuola“.
Almeno sul fronte dell’istruzione pubblica, si conferma, quindi, in linea di massima quanto previsto dall riforma Renzi. Chi aveva annuniciato l’allestimento di un governo “Renziloni” ha sempre più ragione.
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