Gentile ministro Giannini,
sono un’insegnante di Scuola dell’Infanzia ed ho la bell’età di 64 anni con 39 di duro ma piacevole lavoro alle spalle. Le scrivo perchè sento la necessità di parlare ad una donna, che ha scelto di intraprendere la carriera politica, per risolvere le problematiche che riguardano il mondo della Scuola! Vorrei far…Le uno sfogo, da donna a donna: la riforma Fornero come Lei sa, ha danneggiato più di tutti, noi donne, lavoratrici-bis.
Le dico con chiarezza che a me non va proprio giù che io debba pagare, con ulteriori sacrifici, gli “errori” che sono stati fatti dai governi precedenti. “Paghi di tasca propria chi ha sbagliato”. Abbiamo lavorato con onestà, sacrifici, privazioni, pochi guadagni. Abbiamo svolto, negli anni passati, un lavoro gratuito e di responsabilità, per il Comune di titolarità, in qualità di assistente sullo Scuolabus.
Ci siamo pagate anche il pasto, pur svolgendo, nell’ora del pranzo, attività didattica. Abbiamo visto il sole sorgere mentre aspettavamo il mezzo pubblico o privato che ci avrebbe portati “nel lontano posto di lavoro”, così come al nostro ritorno, stanche ma felici, non potevamo allietarci del suo tramonto!.
Signora, la passione che mi ha portata a scegliere questa missione si sta offuscando per la delusione causata dalle riforme dei vari politici di turno, che da sempre hanno sottovalutato la nostra categoria, negandole i giusti meriti. Signora Ministra, il nostro è un lavoro usurante, molto, ma proprio molto.
La Scuola dell’Infanzia, per molti ancora “asilo”, anche se non è obbligatoria è, comunque, una scuola a tutti gli effetti. Lei certamente sa che svolgiamo le nostre attività stando sedute sulla sediolina, accanto ai piccoli, usiamo poco la lavagna perchè guidiamo con la nostra mano, quella del bambino che impugna per la prima volta, la matita, il colore, il pennello. Affrontiamo situazioni difficili e delicate, assumendo i vari ruoli di insegnante, mamma, collaboratrice, puericultrice. Potrei continuare elencandole i vari disagi e le problematiche che caratterizzano le nostre giornate tipo, ma penso sia superfluo. Voglio invece sottolineare una questione di vitale importanza: la revisione dell’età pensionabile. Un esercito di nonne/i ultrasessantenni non può produrre una scuola di qualità: lo scatto generazionale è troppo ampio, viene danneggiata la nostra salute fisica e mentale! Signora, credo che bisogna dare la possibilità, a chi lo desidera, di andarsene serenamente in pensione. Quando sarà (e già lo è) il tempo che non potrò più essere agile nello svolgere le attività ludiche e motorie con i miei bambini, di non poter dare loro insegnamenti adeguati, il senso della vita scolastica per me sarà finito. Il mondo è dei giovani! Certa che la presente La indurrà a riflettere su questa “vexata quaestio” La ringrazio per tutto quello che vorrà fare, in merito a quanto esposto.
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