Chi pensa di bloccare la riforma dovrà vedersela con i sindacati: lo ha dichiarato il leader della Cgil Sergio Cofferati nel corso di una conferenza stampa svoltasi il 7 giugno.
"Attaccare la riforma – ha sostenuto Cofferati – significa attaccare la scuola pubblica; per questo motivo la nostra azione sarà la più determinata: faremo ricorso a tutti gli strumenti di cui dispone un sindacato, nessuno escluso".
Nelle ultime ore si è però saputo che la Corte dei Conti avrebbe bloccato il decreto attuativo della legge di riforma chiedendo alcuni chiarimenti al Governo.
Su questo già si registra una dichiarazione di Valentina Aprea, responsabile della Commissione scuola di Forza Italia e la cui presenza nello staff di Governo (sottosegretario? viceministro?) è data per certa: "Non risponderemo alle richieste di chiarimento della Corte dei Conti, in modo da far decadere il decreto!"
Ma se il decreto verrà bloccato dall’organo di controllo, contro chi potrà protestare la Cgil?
La risposta viene dalla Cisl: in realtà la Cgil dovrebbe prendersela con il Governo uscente che avrebbe addirittura sbagliato nel predisporre il decreto attuativo.
"All’attuazione della presente legge – recita infatti il comma 6 dell’art. 6 della legge sul riordino – si provvede mediante regolamenti da adottare a norma dell’art. 17, comma 2, della legge 23/8/1988, n. 400" e cioè – spiega una nota della Cislscuola mediante un Decreto del Presidente della Repubblica e non certamente – come invece è avvenuto – attraverso un semplice atto amministrativo.
"Potrebbe essere questo – si legge in un comunicato della Cislscuola – il nodo sul quale è ipotizzabile un eventuale rilievo della Corte; ma in questo caso si tratterebbe di un evento talmente clamoroso che scaricherebbe paradossalmente sul Ministero l’esclusiva responsabilità del mancato avvio della riforma".
"Per usare una metafora calcistica – conclude la Cisl – si potrebbe parlare del più classico degli autogol!"