Il Coordinamento Nazionale Diploma Magistrale, preso atto delle dichiarazioni del Sottosegretario Faraone nell’articolo apparso ieri su “Repubblica”, offre una riflessione sulla riforma del sostegno.
Innanzitutto prendiamo atto, e con dispiacere, che il Sottosegretario sia convinto, e cerchi di convincere chi non è del mestiere, che il PD stia portando avanti una riforma all’insegna del dialogo con gli operatori, le famiglie e le associazioni. A noi risulta che, come tutta la Buona Scuola in generale, le riforme portate avanti da questo Governo siano unilaterali e non condivise, prova ne è il fatto che la legge 107 ha potuto prendere piede solo grazie al voto di fiducia e non certo al confronto fra le parti.
Inoltre, ci chiediamo con quale coerenza il PD, assieme ai sindacati firmatari, possano in coscienza parlare di valore della disabilità e del sostegno scolastico, visto che insieme ne hanno legalizzato la strumentalizzazione proprio in queste settimane, usando i posti di sostegno in deroga per assicurare l’assegnazione provvisoria a quei docenti che sono stati assunti in sedi lontane da casa.
Il sottosegretario Faraone ha fatto del sostegno il suo vessillo, salvo poi permettere e avallare un comportamento di opportunista sfruttamento del sostegno come scorciatoia per ottenere prima il ruolo e adesso l’assegnazione provvisoria; comportamento che in molti hanno criticato sia
a livello pedagogico che ideologico. Come se non bastasse, l’attuale corsa all’accaparramento dei posti sul sostegno contribuisce a soffocare una categoria di lavoratori, quella dei docenti precari e supplenti annuali non interessati dal piano assunzionale della Buona Scuola, che su quei posti ci lavoravano da anni e che si ritrovano adesso con prospettive di lavoro molto incerte.
Prendiamo ora in considerazione la parte dell’articolo nella quale viene affermato che l’assegnazione delle ore di sostegno scolastico deve essere necessariamente messa in correlazione al funzionamento dell’alunno, più che alla diagnosi medica. Nulla da eccepire nella formula, se non fosse per l’affermazione che segue: “In altre parole, un bambino in carrozzina potrebbe non avere bisogno di un docente di sostegno ma di ambienti senza barriere architettoniche e assistenti all’autonomia. Così le risorse per il sostegno saranno razionalizzate”.
Dal punto di vista pedagogico, non ci sembra molto corretto generalizzare in questo modo i bisogni diversificati di ogni alunno disabile. Visto che dal Miur citano il concetto di disabilità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, allora dovrebbero anche sapere che salute e disabilità sono parte della condizione umana, condizione che diventa negativa in un ambiente negativo e con atteggiamenti negativi; anche i servizi sociali scarsi, i sistemi di intervento discontinui e assoggettati alla logica del risparmio, le politiche poco consone e poco incisive possono diventare barriere all’autonomia delle persone. Non possiamo ignorare il fatto che il funzionamento di un essere
umano possa essere problematico, tanto da far diventare speciali i bisogni normali di ogni giorno; anche una “semplice” situazione di disabilità fisica (“un bambino in carrozzina”) presenta una complessità di funzionamento che necessita di risposte educative adeguate.
Qual è la situazione degli alunni disabili in Italia nel primo mese di scuola del nuovo anno scolastico appena iniziato? In questi giorni molte famiglie italiane si ritrovano nella spiacevole condizione di mandare i figli disabili a scuola senza che al loro fianco ci sia un insegnante di sostegno; peggio ancora, diversi studenti sono costretti a rimanere a casa perchè la maestra non è
ancora stata loro assegnata!
Montano lo scandalo e l’indignazione, mentre da nord a sud i bambini si vedono defraudati del loro diritto all’ istruzione sancito dalla Costituzione e gli insegnanti sono costretti ad attendere per settimane le assegnazioni, e a prendere in carico classi che dovranno lasciare da un momento all’altro. Come può, in coscienza, Faraone parlare di razionalizzare risorse già minime, o comunque
mal gestite, e proporre la sostituzione dell’insegnante di sostegno con un assistente all’autonomia, figura indubbiamente importante e dignitosa nella vita scolastica dell’alunno, ma mai specializzata quanto può esserlo un insegnante?
Possiamo davvero costruire un progetto di vita pienamente valido nella sua accezione di comprensione della diversità di funzionamento e di prospettive di piena partecipazione sociale anche dopo la scuola, senza una figura docente specializzata sulle tematica della disabilità? Prima di parlare di sostituzioni, di razionalizzazione delle spese, lo Stato si impegni a garantire un servizio dignitoso per alunni e per docenti sin dai primissimi giorni di scuola, e a gestire le risorse umane in maniera intelligente e non rigida, superando l’eccessiva complessità delle nomine e minimizzando gli errori connessi al trattamento di una ingente mole di dati e richieste!
E come possiamo sognare l’abbattimento delle barriere architettoniche, quando nel nostro Paese le scuole crollano durante i terremoti e si sgretolano a poco a poco sulle teste degli alunni e dei docenti? Prima di parlare di questo, lo Stato intevenga sulla sicurezza degli edifici scolastici, e verifichi con severità che i lavori vengano fatto a regola d’arte per tutelare l’incolumità di tutti gli alunni e di tutto il personale della scuola!
Sulle proposte inerenti la formazione dei docenti specializzati, vediamo che il Miur si prepara da un lato a formare i docenti curricolari sulle problematiche della disabilità, allargando il discorso anche agli alunni con BES, e dall’altro ad allungare i tempi per l’ottenimento della specializzazione, con un raddoppio dei crediti formativi necessari (120 anzichè 60). Ignora invece le problematiche connesse
alla difficoltà di accesso ai corsi di specializzazione, sia economiche che inerenti alla scarsità dei posti messi a bando a fronte della richiesta di docenti specializzati, ignora le proposte di modifica presentate dai sindacati di base, che durante i tavoli di lavoro sulla riforma avevano lanciato l’idea di un corso di specializzazione per docenti con esperienza sul sostegno, tenuto all’interno delle
scuole e non nelle università, e svincolato così dagli alti costi attualmente ad intero carico dei partecipanti.
Prima di parlare di qualità e pretendere dai docenti una formazione ancora più approfondita, lo Stato si impegni a formare adeguatamente e gratuitamente i suoi dipendenti ai quali però da decenni non disdegna di affidare delicati incarichi di docenza sul sostegno senza peraltro garantirne l’assunzione in ruolo.
In conclusione, come Coordinamento ci sentiamo di affermare che il tempo dei grandi proclami è finito; da troppi anni ormai la scuola viene di fatto maltrattata dal governo di turno. La politica del dire una cosa e farne un’altra ormai non incanta più nessuno: il PD si impegni ad ascoltare realmente chi nella scuola ci vive e ci lavora, e si confronti con umiltà.
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