La riforma del sostegno non soddisfa chi si occupa da sempre di questa materia. Il decreto “tradisce” le aspettative delle associazioni e nasconde addirittura delle “trappole”: a riferirlo a Redattore sociale sono due esperti di inclusione, uno per gli aspetti giuridici e normativi, l’altro per gli aspetti strettamente didattici e pedagogici: Salvatore Nocera, avvocato membro della Fish e dell’Osservatorio permanente sull’inclusione scolastica; e Dario Ianes, docente di Pedagogia e didattica speciale all’università di Bolzano.
Secondo Salvatore Nocera, oltre a molti aspetti critici nel testo del decreto, c’è “una vera e propria ‘drittata’ rispetto alla formazione delle classi. Con il Dpr 81/2009, avevamo ottenuto nell’articolo 5, che una classe con alunni disabili di norma non dovesse avere più di 20 alunni. Con l’articolo 4 avevamo poi posto un limite alle eccezioni, possibili sono in caso di eccesso di iscrizioni e nella misura massima del 10%. 22 alunni diventava così il tetto massimo previsto in casi straordinari.. Ora i legislatori hanno preso solo l’articolo 5 comma e hanno scritto “di norma 22”. In questo modo, non solo si alza il tetto, ma non si prevede più alcun limite alle eccezioni. Oggi avremo una riunione con la Fish: discuteremo sulle proposte da avanzare, ma credo che, su questo punto in particolare, faremo dura battaglia”.
E c’è un altro aspetto particolarmente preoccupante, che però si trova in un altro decreto della Buona scuola, quello sulla valutazione degli alunni: di fatto vengono eliminate le prove differenziate con conseguente diploma, spesso adottate per gli alunni con disabilità intellettiva o pluriminorati, previste dall’articolo 16 della legge 104/92. Restano solo le prove equipollenti, che chiedono all’unno di raggiungere gli obiettivi nazionale. Se non li raggiunge, non potrà avere il diploma, ma solo l’attestato di frequenza. “E questo non ci convince affatto”.
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Altra critica è la formazione dei docenti di sostegno: “non c’è di fatto, alcun aumento dei crediti. Si parla di 120 cfu necessario, ma poi si precisa che 60 possono essere riconosciuti con le esperienze pregresse. Sono convinto che, per la scuola primaria, si diventerà insegnante di sostegno con 60 crediti o poco più”.
Completamente assente, poi, la formazione sull’inclusione per i docenti curricolari “che pure le associazioni avevano chiesto con forza”. E c’è un altro aspetto molto preoccupante: “Le nuove modalità di richiesta delle ore di sostegno, con la nascita del Git e la sua composizione, nascondono in realtà meccanismi repressivi, orientati alla riduzione delle ore di sostegno. Poco innovativa, molto repressiva: questa la riforma del sostegno che ci troviamo davanti”.
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