La notizia che si metta mano alla riforma Fornero, che in un momento di profonda emergenza per il Paese aveva comunque creato sconcerto tra tutti i lavoratori ed in particolare tra quelli della scuola, è molto attesa da tantissimi docenti ed ata.
La speranza che possano arrivare annunci di provvedimenti che vadano nella direzione di un addolcimento della stessa riforma Fornero e che mettano rimedio a quella che è considerata un’ingiustizia è fortemente sentita.
Molto attesa anche la soluzione, per quanto riguarda il settore scuola, della cosiddetta "quota 96". Si tratta di coloro che all’entrata in vigore della riforma Fornero, avevano raggiunto la fatidica quota 96 (60 anni di età anagrafica e 36 anni di contributi), ma per il solo fatto che l’unica finestra d’uscita prevista per la scuola è quella del primo settembre, sono rimasti stretti nelle fitte maglie della riforma e si sono visti rimandare la pensione di qualche anno.
Nelle prossime ore il tema della previdenza tornerà prepotentemente in primo piano e coinvolgerà anche la scuola. Il governo propone nuovi interventi che per l’appunto toccherebbero anche la scuola e che se confermati sarebbero preoccupanti. Ma di cosa si tratta nel particolare? L’idea del Governo (manca solo l’ufficializzazione) sarebbe quella di un pensionamento anticipato a fronte di una "penalizzazione".
In pratica il lavoratore avrebbe la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi, avendo raggiunto un’età anagrafica tra i 62 e i 65 anni accettando il taglio del vitalizio dal 2% fino al 8%; per esempio, un docente che decidesse di andare in pensione a 62 anni avendone 35 di contributi subirebbe un taglio del vitalizio del 8% annuo.
Per chi decidesse di lavorare oltre i 66 anni ci sarebbe un aumento della pensione fino all’otto per cento.
Questo meccanismo, al contrario di quanto si dica, incentiverà a restare in servizio e disincentiverà ad andare in pensione, con una chiara ed evidente ripercussione sul ricambio generazionale e il passaggio in ruolo di migliaia di precari della scuola.
Secondo le intenzioni, non ancora ufficiali, ma che sembrerebbero molto fondate, anche la questione dei "quota 96" dovrebbe rientrare in questa proposta del Governo.
Se realmente così stessero le cose, la delusione del mondo della scuola non mancherà di fare sentire la sua voce. Un’altra novità che sembra essere presa in considerazione dal governo è quella di istituire un part time per il dipendente vicino alla pensione che accetta di lavorare meno ore con uno stipendio più basso fino alla fine della carriera.
Questo per favorire l’entrata in ruolo dei precari. Non è chiaro però, visto l’elevato costo dell’operazione (si parla di oltre il miliardo di euro), se tale opportunità varrà solo per le aziende private o se verrà estesa anche alla scuola. La percezione che comunque si sta diffondendo nell’opinione pubblica è quella di una grande delusione e preoccupazione, per il consolidarsi dei provvedimenti assunti e portati avanti dai precedenti Governi.