Home Archivio storico 1998-2013 Università e Ricerca Riforma dello stato giuridico dei docenti universitari

Riforma dello stato giuridico dei docenti universitari

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Dopo l’emendamento dell’opposizione passato nella votazione di martedì scorso, la maggioranza di governo, presentatasi nell’Aula di Montecitorio con numerose assenze, è stata battuta – per soli due voti – anche mercoledì su un altro emendamento, relativo alla formazione delle commissioni di concorso per i docenti universitari (i membri saranno scelti per sorteggio e non ci sarà più quello interno).
A seguito di questo voto la seduta è stata sospesa per circa mezz’ora, per consentire una valutazione dell’accaduto da parte del comitato composto dagli esperti di maggioranza e opposizione che seguono il provvedimento in Aula.

Il presidente della Camera Ferdinando Casini, uscendo dall’Aula, ha dichiarato che “è intollerabile tutto questo assenteismo”, dopo aver “bacchettato” i partiti della Cdl affermando che “se una maggioranza ha 150 deputati in meno è difficile che possa governare”.

Intanto, l’assenteismo di tanti rappresentanti dei partiti del centrodestra ha indotto Berlusconi a interrompere la seduta del Consiglio dei ministri, che era iniziata da poco tempo, per presentarsi alla Camera dei deputati a votare il ddl insieme a diversi ministri. Dopo l’interruzione, infatti, il disegno di legge è stato approvato e verrà sottoposta all’esame del Senato..
Secondo il deputato dei Ds Walter Tocci “il fatto che siano mancati all’appello circa 150 deputati della Cdl e che per la seconda volta la maggioranza sia stata battuta sul disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari dimostra il malessere profondo della stessa maggioranza che non condivide la piega corporativa e conservatrice del ddl Moratti”.
Soddisfatto, ovviamente, il ministro Moratti, che afferma: “è importante l’equità nei confronti dei ricercatori, ai quali è riconosciuta l’attività di docenza con il titolo di professore aggregato”.
“In secondo luogo – aggiunge Letizia Moratti – viene data l’opportunità a tutti i ricercatori di diventare professore associato non ope legis ma sostenendo un giudizio rigoroso di idoneità”, precisando che inoltre “diventa possibile un ampio ingresso di giovani qualificati come ricercatori a contratto con un trattamento economico adeguato”.

La riforma prevede che gli attuali ricercatori dovranno sostenere un esame: chi lo supera diventerà professore aggregato, gli altri saranno aggregato di ricerca. Dopo il dottorato, ai giovani potranno essere proposti contratti a termine rinnovabili (tali contratti non potranno superare il 20% del totale dei docenti).
L’opposizione chiede il ritiro del provvedimento, come già avevano fatto le associazioni da tempo mobilitate nei vari Atenei. Anche la Conferenza dei rettori ed il Cun avevano giudicato negativamente questo progetto di riforma.

Enrico Panini, segretario della Flc Cgil sottolinea come “al Senato arriva un testo su cui non c’è consenso; invece di forzare la mano, il ministro farebbe meglio a riaprire le consultazioni con tutte le categorie interessate”.