Sulla questione della riforma della filiera tecnico-professionale sta capitando di tutto e di più: nella giornata del 7 dicembre, subito dopo la decisione del CSPI di dare un parere nettamente contrario all’avvio della sperimentazione a partire dal settembre prossimo, il Ministro ha firmato il decreto che liquida la questione in modo radicale (e forse persino semplicistico): “ritenuto di non accogliere il richiamato parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, stante la valenza strategica del provvedimento”.
Ovviamente al Ministero si canta vittoria per la conclusione della vicenda, ma è probabile che i problemi veri possano iniziare proprio ora.
La questione, lo abbiamo ripetuto più volte, riguarda soprattutto i tempi e il decreto stesso non sembra fornire soluzioni adeguate.
Entro il prossimo 30 dicembre, infatti, le scuole interessate potranno presentare la propria proposta progettuale; successivamente un’apposita Commissione Ministeriale esaminerà le proposte e autorizzerà quelle “valide”.
E qui sembra esserci già una prima difficoltà: le scuole dovranno presentare la proposta senza avere ancora in mano i dati delle iscrizioni; quindi potrebbe accadere che ci siano proposte ma senza adesioni reali da parte delle famiglie.
O viceversa ci potrebbero essere richieste considerate non adeguate dal Ministero per cui le scuole saranno costrette a dire alle famiglie che non se ne fa nulla perché manca l’autorizzazione della direzione regionale.
E non basta: le proposte dovranno essere corredate dalle delibere degli organi collegiali (collegio dei docenti e consiglio di istituto).
Ma, calendario alla mano, per fare questo ci saranno 10 giorni di tempo (tanti sono i giorni lavorativi da lunedì 11 fino a venerdì 22).
Sulla questione ci sarebbe molto da dire, a partire dalla scelta del Ministro di rigettare totalmente il parere del CSPI, scelta assolutamente legittima in quanto il parere del Consiglio riveste carattere obbligatorio ma non vincolante.
Resta però il fatto che appare un po’ irrituale che l’atto finale (il DM in questo caso) venga emanato pochissime ore dopo l’espressione del parere facendo dunque presumere che, nel concreto, non sia stato esaminato con attenzione
In altre circostanze, per esempio, il provvedimento finale conteneva le motivazioni puntuali relative alle diverse osservazioni disattese, mentre in questo caso ci si limita a dire che il provvedimento ha valenza strategica.
Lo “strappo” appare pesante, forse in altri tempi i tuoni dei sindacati si sarebbero sentiti all’istante (chi non ricorda, per esempio, le accuse di arroganza politica rivolte nei confronti di Renzi e della ministra Fedeli all’epoca della legge 107 approvata – si diceva – senza adeguato confronto con le parti sociali?).
Vedremo però cosa capiterà nelle prossime ore.
Resta il fatto che per avviare la sperimentazione sarà necessaria l’adesione da parte delle scuole, ed è questo – per il momento – il problema maggiore.
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