Pensionamento e previdenza

Riforma Fornero addio a dicembre, ma ‘quota’ 100 da 64 anni e non oltre due anni di contributi figurativi

Non è ufficiale, ma poco ci manca: la prima Legge di Bilancio del governo M5S-Lega, che arriverà all’approvazione a fine 2018, conterrà anche un primo pezzo di revisione della riforma Fornero.

Due paletti importanti e dubbio ‘quota 41’

Con l’attuazione di ‘quota 100’ e, forse, anche di ‘quota 41’: la prima si raggiungerà con la somma dell’età del pensionando con i contributi versati; la seconda riguarderà solo quest’ultimi.

Come più volte anticipato dalla Tecnica della Scuola, però è praticamente certo che la riduzione delle soglie per accedere al pensionamento non sarà “secca”, ma conterrà dei vincoli importanti: prima di tutto, da più fonti (l’ultima è l’Ansa del 6 agosto) giungono conferme sul requisito minimo d’età per fruire di ‘quota 100’, pari a 64 anni.

Inoltre, un altro paletto, anche questo davvero indigesto, dovrebbe essere rappresentato dai contributi figurativi, che potranno essere conteggiati con dei limiti importanti: si parla di massimo 2 anni.

Troppi 20 miliardi l’anno

Questo significa che l’addio alla riforma Fornero sarà progressivo. Aprire del resto ‘quota 100′ tutti, indistintamente, con l’entrata minima a 60 anni, avrebbe comportato un esborso insostenibile per le casse pubbliche: 20 miliardi di euro subito, aveva detto qualche settimana fa il presidente dell’Inps, Tito Boeri, andando a vanificare il sogno pensione di almeno 150 mila lavoratori solo della scuola.

In bilico, rimane invece ‘quota 41’: l’unica certezza, al momento, è che se si dovesse passare scendere con la soglia che permette di lasciare il lavoro a qualsiasi età, il requisito minimo di contributi sarebbe quello di almeno 41 anni e mezzo. O forse anche qualcosa di più.

Il motivo è sempre lo stesso: l’abbandono del lavoro contemporaneo di centinaia di migliaia di persone, creerebbe scompensi all’Inps e ai conti pubblici.

Con il taglio delle pensioni d’oro pochi soldi

Parallelamente, il vicepremier e ministro del lavoro Luigi Di Maio, sempre il 6 agosto ha confermato l’intervento immediato sulle pensioni d’oro: “è pronta la proposta di legge – ha detto in tv ad Agorà – e la calendarizzeremo a settembre. Non solo per i pensionati d’oro ex manager di stato ma anche per i sindacalisti. Sarà un provvedimento a 360 gradi che ridarà alle pensioni minime e toglierà alle pensioni d’oro”.

Sarà una scelta ‘simbolica’, un “atto di giustizia e di equità”, come ha sottolineato il sottosegretario Claudio Cominardi, che dovrebbe portare, però, risparmi per meno di 200 milioni. I quali, verrano indirizzate verso “le pensioni minime”.

Legge di Bilancio in linea con le ultime Pd

Quello che può considerarsi solo un “antipasto” dell’annunciata riforma Fornero, dovrebbe costare attorno ai 4 miliardi: sommando questa cifra al reddito di cittadinanza e alla flat tax, gli altri due passaggi reputati dal governo giallo-verde le madri delle battaglie politiche che hanno portato alla vittoria il 4 marzo, i costi per lo Stato previsti nella prossima legge di Bilancio dovrebbero arrivare a quasi 27 miliardi.

Una cifra, sottolineano grillini e leghisti, comunque alla stregua delle manovre degli ultimi anni governi dem.

Il resto del “milleproroghe”

Sempre secondo l’agenzia Ansa, infine, con la legge di Bilancio il governo sta valutando anche di fare un passo ulteriore per spingere gli investimenti degli enti locali, liberando circa un altro miliardo, dopo lo sblocco di oltre 2 miliardi di avanzi di amministrazione di Comuni e Regioni in arrivo con il decreto “milleproroghe”.

“Si ritorna a sistemare scuole, strade e infrastrutture”, ha spiegato il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia.

Nel frattempo, come già da noi anticipato, martedì 7 agosto il governo incasserà il via libera definitivo al decreto dignità, senza fiducia. E dopo avere iniziato a “combattere la precarietà”, ha ribadito Di Maio in Aula al Senato, con la manovra “daremo maggiori agevolazioni agli imprenditori sul contratto a tempo indeterminato, abbassando il costo del lavoro”. E per le imprese è in arrivo anche una nuova tranche “di semplificazioni”.

Alessandro Giuliani

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