Mentre il ministro dell’Interno Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, continua a dire di volere “smontare legge Fornero, anche se la Corte dei Conti dice che non si può noi lo faremo” perché sarebbe “un segnale di buon senso e di equità”, cominciano a trapelare particolari sul provvedimento messo in cantiere dal governo Conte.
Oltre alle indiscrezioni, stavolta ci sono le parole dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che è anche ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, che presentando le linee programmatiche dei suoi dicasteri al Senato ha prima detto che è “necessario e urgente provvedere a nuovi canali di uscita” così da “superare” la “riforma Fornero”. Poi, ha però anche fatto intendere che ‘Quota 100’ pura, a prescindere dall’età, non sarà adottata.
Su ‘quota 100’, Di Maio ha detto il governo “è a lavoro” e sta “valutando: certamente, non ci riferiamo a tutte le combinazioni possibili”: si devono individuare quelle “più convenienti”. Ma convenienti a chi? Il riferimento, è chiaro: convenienti al governo.
Certo, ha aggiunto Di Maio, va giudicata “positivamente” l’introduzione di ‘quota 100″ ma è necessario anche “stimare con certezza costi e impatti sull’intero sistema per potere dare al più presto una risposta in tal senso”.
Il vicepremier, quindi, ha ammesso che saranno adottate quelle soglie d’accesso che La Tecnica della Scuola aveva ipotizzato dal mese di maggio.
L’introduzione di ‘Quota 100’, fortemente osteggiata dalla stessa ex ministra Elsa Fornero e dal numero uno dell’Inps, Tito Boeri, per i costi insostenibili, si rivelerà quindi molto diversa da come se la immaginavano centinaia di migliaia di lavoratori attorno ai 60 anni di età e già con l’acqualina in bocca per l’approdo del M5S e della Lega al governo.
Di Maio ha anche parlato di quota 41: sempre in tema di flessibilità in uscita dovrebbero beneficarne coloro che hanno maturato i “41 anni” indipendentemente dall’età anagrafica. E ancora: “chi ha maturato un’anzianità contributiva di 41 anni ha diritto a beneficiare di una finestra senza dovere attendere l’attuale requisito di età”.
Diverse fonti, però, ci dicono che ai 41 anni di contributi versati verranno spostati in avanti, almeno di sei mesi.
E c’è anche chi parla di tagli all’assegno per chi lascia prima e incrementi sostanziosi all’assegno pensionistico, fino al 20-30%, per disincentivare un esodo di massa, che metterebbe in crisi le casse dell’Inps e costringerebbe i datori di lavoro, Stato compreso, ad un oneroso turn over.
Anche in questo caso, quindi, prevarranno le esigenze del Mef. A danno di tanti lavoratori che avevano già fatto i loro calcoli sulla base delle aperture pervenute dallo stesso M5S sino a qualche settimana fa.
Di Maio, infine, ha confermato che il governo in carica cancellerà “le pensioni d’oro o di privilegio, sopra i 4-5mila euro netti e non legate alla contribuzione, anche per finanziare quelle di cittadinanza”.
Su questo fronte, comunque, il ritorno economico per lo Stato non sarebbe altissimo. Secondo il centro studi previdenziali Tabula, guidato da Stefano Patriarca, consulente di palazzo Chigi nel precedente Governo, tagliare le pensioni d’oro sopra i 4 mila euro netti produrrebbe risparmi tra gli 800 milioni di euro e il miliardo che però, al netto degli effetti sul fisco, si dimezzerebbero, scendendo a 450-600 milioni. Lo scarto varia tra il 10% e il 12%, ma “con una forte variabilità” legata alle singole carriere.
La somma precisa dipenderà da come verrà fatto il ricalcolo applicando il metodo contributivo. E fondamentale sarà capire cosa si sceglierà di limare: le pensioni, ovvero i singoli assegni, o il reddito pensionistico che ricade sul singolo. In quest’ultimo caso gli interessati si aggirerebbero attorno ai 100 mila. Ma tutto sarà più chiaro tra qualche giorno.
Anche perché Di Maio, conta di “portarlo a casa” già “prima della pausa estiva”.
Di certo “tutto quello che tagliamo lo mettiamo nelle pensioni minime”, ha assicurato Di Maio, che con i risparmi intende finanziare la ‘pensione di cittadinanza’, portando a 780 le minime.
Il costo di quest’operazione è tutto da fare, ma per ora le cifre che circolano indicano una spesa non inferiore ai 2 miliardi, che piuttosto potrebbe attestarsi sui 4 miliardi. D’altra parte secondo l’Istat sono quasi mezzo milione (455mila) i “ritirati” (coloro, cioè, che percepiscono una pensione da lavoro) in povertà assoluta.
I sindacati, intanto, aspettano di essere convocati. “Ci auguriamo che arrivi presto il momento per passare dalle parole ai fatti – ha detto il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli -: sulle pensioni si continua a girare attorno al problema senza esplicitare in che modo si vuole intervenire, e più passano i giorni più sembra affievolirsi, nelle intenzioni del Governo, la possibilità di una vera riforma che superi strutturalmente la legge Fornero. Auspichiamo che il ministro Di Maio convochi in tempi brevi Cgil-Cisl-Uil per poter avviare un confronto di merito”.
E ancora: “la discussione su singoli aspetti, come sui vitalizi o su nodi a volte condivisibili se non fosse per gli innumerevoli vincoli restrittivi previsti, come per quota 100, appare più un insieme di diversivi mediatici che una reale intenzione di fare sul serio”.
Riguardo al taglio delle pensioni superiori ai 4.000 euro, Ghiselli sostiene che “siamo per favorire una solidarietà nel sistema pensionistico” ma “è pericoloso utilizzare la leva del ricalcolo contributivo: si parte dalle cosiddette ‘pensioni d’oro’ e si rischia di arrivare al taglio di tutte le altre pensioni, come del resto ha proposto il presidente dell’Inps Tito Boeri”.
Intanto, in Germania è stato presentato in questi giorni un pacchetto previdenziale, per rafforzare la posizione dei pensionati e stabilizzare i livelli pensionistici e dei contributi fino al 2025.
Il ministro del lavoro socialdemocratico Hubertus Heil ha annunciato un pacchetto, nel quale si prevedono spese per 31,7 miliardi fino al 2025. Inoltre 10 miliardi saranno destinati a un “fondo demografia”.
L’obiettivo è stabilizzare al 48% il livello delle pensioni, fino a quella data.
Heil ha inviato il pacchetto al governo per un’approvazione, l’Unione (Cdu-Csu) ha manifestato consenso, e la legge dovrebbe andare in vigore dal 1° gennaio 2019.
La manovra servirà alla tutela di tre milioni di padri e madri e di 170 mila prepensionati a causa di motivi di salute, e ad agevolare tre milioni di persone che guadagnano fino a 1.300 euro al mese.
Il fondo demografico è concepito per far sì che il livello dei contributi previdenziali in Germania venga mantenuto al massimo al 20%.
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