Qualche giorno fa avevamo scritto che i prossimi giorni sarebbero risultati decisivi per la composizione delle regole da approvare nella prossima legge di bilancio la quota 100 che il governo vuole introdurre per anticipare l’età per lasciare il lavoro. Quota che, altrimenti, dal 2019 scatterà non prima dei 67 anni di età.
Appurato che l’operazione costerebbe moltissimo, probabilmente attorno ai 15 miliardi di euro, e che i finanziamenti pubblici non sono sufficienti per coprire la spesa, al Mef si lavora alacremente per trovare soluzioni alternative.
Una delle possibili soluzioni è stata prospettata, domenica 16 settembre, da Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, interpellato a margine delle ‘giornate del lavoro’ della Cgil a Lecce, al fine di realizzare quell’opzione 62 anni (di etò) + 38 (di contributi) che il vicepremier Matteo Salvini continua dare per sicura.
L’esperto di previdenza, vicino alla Lega, tanto da avere ammesso di sentirsi con lo stesso Salvini “almeno settimanalmente”, ha detto all’Ansa che per compensare l’aumento della platea si potrebbero introdurre “i fondi di solidarietà (di banche e assicurazioni ndr) ed i fondi esubero: potrebbero dare una mano a tutto il sistema”.
A questo proposito, va ricordato che con paletto ridotto a 62 anni la quantità di pensionati raddoppierebbe almeno rispetto alla quota minima a 64 anni.
“All’interno della maggioranza”, continua Brambilla, “Matteo Salvini ha ipotizzato che quota cento 64 con 36 fosse riduttivo ed ha rilanciato 62 con 38. Ovviamente la platea aumenta e conseguentemente è probabile quel completamento, che peraltro è nel programma della Lega ed era anche nel programma del Centrodestra cioè quello di far operare i fondi di solidarietà e fondi esubero, sul modello di quanto già accade con grande successo nel settore del credito e delle assicurazioni, possa essere un complemento alla riforma in modo tale da consentire quella flessibilità che si voleva reintrodurre”.
“Questo è lo stato dell’arte: si sta lavorando – continua Brambilla – sul fronte fondi di solidarietà e fondi esubero che potrebbero dare una a tutto il sistema”. E’ così, ed entro questi limiti, che va inquadrata l’indiscrezione che sul tavolo del Governo ci sia la possibile soluzione di varare quota cento a 62 anni con un sostegno delle aziende? “Si”, non direttamente.
“Nel senso che abbiamo una ape social in questo momento: ha determinate caratteristiche, più o meno queste caratteristiche coincidono con quelle dei fondi esubero e di solidarietà di banche, assicurazioni, Poste che ha ormai ha finito di operare ma più o meno era quello, e quindi diventa una necessità” quella di centrare l’obiettivo “sia da parte delle aziende sia da parte delle parti sociali in generale. Quindi è una ipotesi che si sta cercando di percorrere”.
Ora, però, c’è da capire cosa accadrà per i dipendenti pubblici, in particolare per quelli della scuola (circa 100mila docenti e Ata interessati), il cui datore di lavoro, lo Stato, verrebbe comunque penalizzato da questa soluzione: un motivo in più per guardare con poco ottimismo alla soluzione prospettata.
Sull’ipotesi di ricorrere al sostegno delle imprese tramite fondi sul modello dei fondi esubero e di solidarietà, si è espresso anche l’Carlo Cottarelli, ex responsabile della spending review: “il costo – ha detto l’economista – viene fatto ricadere sulle imprese. Se le imprese sono disposte a farlo… si può fare, ma le imprese devono essere disposte ad accollarsi il costo”.
Da un lato è difficile in un sistema imprenditoriale già troppo gravato da costi, ha detto Cottarelli, dall’altro le imprese possono anche “avere dei vantaggi nel vedere i lavoratori andare in pensione prima, e magari sono disposte a contribuire a questo prepensionamento”.
Forti perplessità sul ricorso ai fondi esubero e di solidarietà di banche e assicurazioni, giungono dai sindacati: “L’annuncio di quota 100, un giorno a 62 anni, un giorno a 64: numeri al lotto”, dice la leader della Cgil, Susanna Camusso.
Poi la sindacalista aggiunge: la possibile riforma delle pensioni, “messa come la sta mettendo il governo, riguarda una piccola parte, fabbriche del nord, ed una parte della pubblica amministrazione. Ma per un lavoratore edile, per esempio, resta l’impianto della Fornero: deve restare fino a 67 anni sulle impalcature. Se vuoi eliminare delle ingiustizie non lo puoi fare solo per una parte perché la rappresenti elettoralmente. Vuol dire corporativizzare la riforma”.
Secondo la Camusso, quindi, la soluzione dei fondi di solidarietà e di esubero non riguarderebbe tutti. La domanda che molti si fanno è d’obbligo: la scuola stavolta starà dentro o ancora una volta fuori?
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