Sui pensionamenti dei lavoratori, i sindacati Confederali – Cgil, Cisl e Uil – hanno predisposto delle modifiche, che supererebbero le ingiustizie prodotte dalla riforma Fornero e ne ridurrebbero gli effetti. Ad annunciarlo è stata la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando il 26 marzo a margine di una iniziativa sugli appalti.
“Mi pare evidente che bisogna spiegare anche all’Europa che non c’è sostenibilità sociale” dell’attuale sistema previdenziale regolato dalla legge Fornero, ha detto la sindacalista.
Sull’ipotesi di vedere adottati eventuali nuovi rilievi da parte dell’Ue a proposito della riforma pensionistica, la Camusso si è detta contraria ad “un clima di allarme generale” che giustificherebbe l’attuale assetto. Le sue parole sembrano anche una risposta netta alle dichiarazioni rilasciate solo qualche giorno fa dal presidente dell’Inps Tito Boeri, il quale in un videomessaggio inviato in occasione del festival della cultura del lavoro a Bologna, ha detto che “tornare indietro, alla fase precedente, costerebbe tantissimo”.
Anche per spazzare via alcune voci degli ultimi giorni su un avallo dei sindacati alla riforma Fornero, la leader della Cgil ha quindi ricordato che sul tema della previdenza “con Cisl e Uil abbiamo una proposta comune: partiamo dalla pensione di garanzia per i giovani e risolviamo le storture e le ingiustizie della legge Fornero. Vorremmo discutere di questo, ma serve un Governo”.
Nelle dichiarazioni della Camusso, quindi, si intravede l’immediata richiesta al nuovo Esecutivo di un ridimensionamento delle regole che dal 1° gennaio 2018 faranno lasciare il lavoro a 67 anni oppure, per chi ce l’ha, con 43 anni di contributi: delle soglie davvero alte, che però non sarà facile scalfire, anche perché bisogna fare i conti sia con i 90 miliardi di euro necessari per tornare alle soglie pre-Fornero, sia con l’aspettativa di vita media che secondo l’Istat è tornata a salire.
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