Nell’Aula di Montecitorio, si è quindi conclusa in poche ore la discussione generale sulla riforma della scuola. L’esame del testo riprenderà la mattina dell’8 luglio dalle 9.30, quando inizieranno le votazioni sui circa 60 emendamenti al disegno di legge selezionati dalla Commissione Cultura. Tutto dovrebbe filare liscio, con il sì definitivo che dovrebbe arrivare nella giornata di giovedì 9 luglio (non mercoledì 8, come inizialmente era trapelato).
Giorno più, giorno meno, comunque, i giochi ormai sono fatti. Lo sanno bene i sindacati, che compatti come non mai sembrano aver trovato nei ricorsi la via maestra per impugnare la riforma. “Anche se non è nostro costume perseguire la via dei tribunali”, ha detto Massimo Di Menna, leader della Uil Sucola.
Il 7 luglio pomeriggio, intanto, in tanti hanno raccolto l’invito a presentarsi in piazza Montecitorio per esprimere il dissenso contro la riforma (proprio nei minuti in cui prendeva via la discussione del testo alla Camera). Assieme ai sindacati, c’erano anche esponenti dei partiti d’opposizione, come Sel e M5s, e gli ex Pd, Pippo Civati e Stefano Fassina (contro cui è stata però anche indirizzata più di una contestazione). “Anche se la varano, questa legge non si applicherà mai. Li rimandiamo a settembre quando si parlerà anche del rinnovo dei contratti”, ha detto il segretario Uil, Carmelo Barbagallo.
“La nostra mobilitazione continuerà anche durante l’estate e a settembre ogni istituto diventerà la Stalingrado della ‘Buona scuola’“, ha promesso Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda. Che poi ha aggiunto: il “tanto sbandierato” piano di assunzioni previsto dalla riforma “è un bluff”, visto che nel prossimo anno scolastico ci saranno circa 60mila cattedre senza insegnanti di ruolo.
“Renzi ha con violenza chiesto e ottenuto la fiducia al Senato ma ha perso la fiducia del mondo della scuola”, ha detto Francesco Scrima, leader della Cisl scuola. Mentre per Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, “si sta creando una situazione di confusione che rischia di far cominciare l’anno scolastico nel peggiore dei modi”.
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“La protesta di oggi ci conforta nella volontà di impugnare la riforma in tribunale a farla dichiarare incostituzionale e anti-europea“, ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, dopo aver anch’egli asserito che dobbiamo ora aspettarci “un autunno di collegi dei docenti infuocati e un vero caos organizzativo nelle scuole”: preoccupa, in particolare, la nomina tardiva dei precari da assumere con l’organico potenziato, il ritorno in classe dei vicari e l’impreparazione dei Collegi dei docenti ad assorbire le nuove norme previste dalla riforma.
In Parlamento, però, la pensano diversamente. “La svolta è ormai dietro l’angolo”, ha commentato Maria Coscia, capogruppo Pd in Commissione Cultura alla Camera e relatrice del provvedimento. A breve prenderanno il via le votazioni. Dall’esito scontato. Dopo di che, gli anti-riforma potranno aggrapparsi solo al Presidente della Repubblica, il quale, da buon giurista, potrebbe cogliere nel testo del DdL delle norme in contrasto con i principi costituzionali. Una speranza lieve, a cui però presto in tanti si aggrapperanno.
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