Il sì del Senato, con più voti di quelli che ci si aspettava, lascia con un certo amaro in bocca i sindacati. Gli scioperi, le manifestazioni, i sit-in permanenti non hanno avuto molti effetti sulla decisione del Governo e del Parlamento di tirare dritto sulla riforma della scuola. Che, se si eccettua qualche modifica marginale, rimane molto simile a quella approvata alla Camera.
Parla di “offesa alla scuola”, Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola: “è arrivata. Dura, cercata, voluta. E’ giunta con un voto di fiducia imposto contro ogni regola di buon senso e di saggezza politica, vista la delicatezza di una materia così complessa, centrale per la vita del Paese e il suo futuro”.
“Il Governo – continua Scrima – ha ottenuto la fiducia del Senato, ma ha cocciutamente voluto perdere quella della Scuola. Non ci rassegniamo all’arroganza di chi non ha voluto ascoltare le ragioni di una protesta a cui hanno partecipato, oltre ai lavoratori del settore, anche famiglie, studenti, parti importanti della società civile”.
Il segretario della Cisl Scuola si dice pessimista sull’attuazione della riforma: “a settembre, con la ripresa delle lezioni, la scuola si troverà ad affrontare il caos per colpa di una riforma destabilizzante che dovrà essere solo contrastata. Continueremo la nostra battaglia in tutte le sedi, non escluse le aule dei tribunali”.
Anche per Gilda, il giudizio sull’approvazione del DdL 1934 in Senato è negativo: “il voto di fiducia espresso oggi dal Senato – sostiene il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio – è stato un atto di grande violenza istituzionale che ha impedito il dibattito, prima in Commissione e poi in Aula, e ha consentito il passaggio di un disegno di legge che altrimenti non avrebbe ottenuto l’approvazione. Se il presidente del Consiglio pensa di aver vinto la guerra, si sbaglia di grosso, perché il mondo della scuola si batterà con tutti gli strumenti consentiti dalla legge affinché questa riforma incostituzionale venga cancellata”. Per Di Meglio, che nel giorno dell’approvazione della riforma al Senato ha partecipato alla manifestazione organizzata dai sindacati a Roma, “il governo e il Pd hanno consumato uno strappo insanabile con gli insegnanti, una frattura che sicuramente avrà conseguenze sul piano elettorale. Il 7 luglio, data fissata per l’ultimo passaggio parlamentare, scenderemo ancora in piazza tutti uniti a gridare a gran voce il nostro no alla riforma”.
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E pure l’Anief rimarca il fatto che “il Senato approva la fiducia tra le contestazioni. I motivi del dissenso – scrive il sindacato autonomo – sono noti a tutti, tranne che ad una risicata maggioranza che ha messo sotto ricatto il Parlamento: si fa un bel passo indietro sulla libertà all’insegnamento, si trasformano gli istituti scolastici in prototipi di aziende, i presidi sceglieranno il personale “pescando” dagli albi territoriali, scegliendo i 50mila docenti e i vincitori del nuovo concorso. Gli altri 50mila immessi in ruolo saranno assunti ad anno scolastico iniziato, con almeno altri 70mila insegnanti non assunti che chiederanno risarcimenti al tribunale civile di Roma. Ma non finisce qui: a settembre nelle scuole si creerà un caos senza precedenti, per il ritorno in classe dei vicepresidi e migliaia di dirigenti sguarniti dell’organico dell’autonomia. Vengono poi beffati tutti gli abilitati laureati, che per i prossimi cinque anni non potranno fare concorsi, né insegnare. Arriva, infine, il comitato di valutazione dei docenti, con i fondi del merito distribuiti dal preside-manager, sulla base delle indicazioni fornite anche dagli studenti 15enni.
Il suo presidente, Marcello Pacifico, punta il dito contro chi “continua a non comprendere i perché delle forti proteste di oggi davanti e fuori il Senato, durante la discussione del provvedimento: ha una visione della scuola miope e antidemocratica. Anche stavolta l’ultima parola sarà però quella dei tribunali”.
Di diverso tenore le parole dell’Anp, che ricorda come il ddl approvato a Palazzo Madama rappresenti l’atto finale di “un percorso avviato con gli annunci del Governo nell’estate 2014, poi transitato attraverso l’ambizioso documento politico presentato a settembre e seguito da una serie di passaggi parlamentari che ne hanno in parte ridimensionato l’originaria carica riformatrice”.
“Sarebbe tuttavia ingiusto – continua il sindacato dei dirigenti e delle alte professionalità – non riconoscere che il testo finale contiene parecchi elementi di innovazione, che incideranno sul modo di funzionare delle scuole, a cominciare da quel discusso piano di assunzioni che ha comunque il merito di ripristinare nella sostanza l’idea di organico funzionale: non del tutto nuova, ma troppo frettolosamente abbandonata quindici anni fa. Per tacere del valore sociale di un risarcimento, per quanto tardivo, a migliaia di docenti finora confinati nel ghetto del precariato ‘ad esaurimento’”.
“Altri però sono gli aspetti che a noi appaiono più positivi: a cominciare dal fatto stesso che finalmente il disegno di legge va in porto: mentre – appena una settimana fa – tutto sembrava (per dichiarazione dello stesso Renzi) dover slittare all’anno prossimo. Ci sembra giusto ricordare che, a sbloccare una situazione di stallo, ha molto contribuito anche la nostra ferma presa di posizione e l’iniziativa di mobilitazione prontamente avviata con una raccolta di firme nella categoria”, tiene a dire ancora l’Anp.
“Spetta adesso ai dirigenti dimostrare nei fatti che i timori e le paure lungamente agitati dagli avversari del cambiamento erano strumentali e solo tesi alla conservazione dell’esistente. Da settembre in avanti avranno l’opportunità di far vedere che la scuola può migliorare, se dispone delle risorse necessarie ed è guidata – conclude il sindacato dirigenziale – con gli strumenti opportuni”.
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