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Riforma II ciclo: la Geografia scompare anche nei licei

Se l’attuale testo sulla riforma del secondo ciclo scolastico, in questi giorni all’esame della Commissione Cultura del Senato, dovesse passare così com’è stato composto oggi l’insegnamento della Geografia alle superiori rischierebbe di diventare sempre più marginale rispetto alle altre materie. E’ ciò che sostengono la maggior parte dei docenti universitari di Geografia, preoccupati di veder scomparire nei prossimi anni la loro materia dai programmi della scuola secondaria superiore. A farsi portavoce del malcontento degli accademici è il professor Gino De Vecchis, presidente del corso triennale di Geografia all’Università La Sapienza di Roma. “La riforma della scuola secondaria superiore – afferma il professore di Roma 1 – fa scomparire del tutto la Geografia in alcuni licei e la ridimensiona negli altri. Bisogna assolutamente convincere il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca a rivedere questa linea che condurrà i nostri studenti verso una pressoché totale mancanza di conoscenza di concetti geografici fondamentali per il loro futuro”.
Secondo l’ordinario della Sapienza “in un mondo globalizzato, che annulla ormai le distanze spaziali, la geografia costituisce invece un bagaglio sempre più indispensabile per la formazione culturale dei giovani, ad iniziare dall’acquisizione di quelle conoscenze relative allo spazio concreto e alle diverse culture che vi appartengono. Si tratta di elementi imprescindibili per liberare l’uomo dalla paura e dai pregiudizi”. La riforma Moratti non sembrerebbe però andare verso questa direzione. “Nei licei tecnologici, artistico-musicali e coreutici – ha detto De Vecchis – la Geografia scomparirà del tutto. In altri, come quello economico verrà incredibilmente accorpata o aggregata ad altre materie, come Scienze della Terra, Biologia e Chimica”.
Ma l’aspetto più paradossale, sempre secondo i docenti di Geografia, è che se dovesse passare il modello formativo voluto dal Ministro Moratti la prima a farne le spese sarebbero proprio la loro materia trattata a livello nazionale: “la maggior parte dei nostri ragazzi – continua il professore – rischieranno di avere una scarsa conoscenza geografica soprattutto dell’Italia perché la studieranno solo nella scuola primaria, cioè in una età che non consente di fare analisi complesse”. Secondo De Vecchis il Miur dovrebbe “allora assicurare la presenza della Geografia, senza alcun tipo di aggregazioni, almeno nei bienni iniziali dei licei, così come era contemplato nella prima versione della riforma Moratti”.
Alessandro Giuliani

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