L’iter parlamentare del disegno di legge sulla riforma dell’istruzione tecnico-professionale potrebbe concludersi “virtualmente” nei prossimi giorni: la Commissione Cultura della Camera, infatti, potrebbe portare a termine l’esame di tutti gli emendamenti presentati (650 circa) ai 4 articoli che compongono il provvedimento.
Le proposte di modifica arrivano quasi tutte da deputati del PD e del M5S che stanno tentando in tutti i modi di rallentare ulteriormente l’approvazione del provvedimento.
Come ha più volte sottolineato il ministro Valditara la riforma prevede la creazione di “una filiera della formazione tecnica e professionale di serie A, che potrà contare sul potenziamento delle discipline di base e sull’incremento di quelle laboratoriali e professionalizzanti; sul maggior raccordo fra scuola e impresa, ma anche sulla maggiore internazionalizzazione e ricerca”.
Valditara ha anche ripetutamente chiarito che “non si tratta di ridurre di un anno i programmi alle superiori ma di avere programmi rivisti e potenziati su 4 anni, mantenendo inalterato il numero dei docenti e dunque avendo più insegnanti per classe”.
L’obiettivo dichiarato è è che i giovani abbiano la preparazione adeguata per trovare più rapidamente un impiego qualificato e che le imprese abbiano le professionalità necessarie per essere competitive.
Le opposizioni contestano questa “narrazione” e sostengono, al contrario, che i nuovi istituti tecnico-professionali saranno sottomessi alle logiche delle aziende e perderanno molta della funzione formativa attuale.
“Tutto ciò – ha detto Antonio Caso (M5S) nel corso dell’ultima seduta della Commissione Cultura della Camera – si evince anche dal lessico utilizzato nel provvedimento che parla di ‘filiera formativa’ e di ‘addestramento’ [effettivamente il termine compare nell’articolo 1 del ddl] degli studenti che vengono messi al servizio delle aziende anziché ricevere un adeguato sapere tecnico”.
Se la Commissione dovesse approvare il testo attuale, l’aula della Camera potrebbe dare il via libera al provvedimento entro la fine del mese.
In caso contrario si dovrebbe ritornare al Senato e questo spiega anche i motivi per cui il Governo sta cercando di evitare in ogni modo l’approvazione di uno o più emendamenti delle opposizioni.
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