Dopo i sindacati, anche i partiti di opposizione si scagliano contro l’ipotesi di riforma della Scuola anticipata nei giorni scorsi da alcuni rappresentanti del PD, in particolare il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi. Le critiche arrivano nella stessa giornata, il 15 luglio, attraverso due lunghi e duri comunicati del Movimento 5 Stelle e di Sel.
Nel primo, sottoscritto dai senatori M5S della commissione Istruzione Manuela Serra, Michela Montevecchi, Enza Blundo, si dice che “dopo le riforme degli ultimi anni che hanno investito il mondo della scuola, è in arrivo un nuovo provvedimento da parte dell’attuale Governo. Il Movimento 5 Stelle ritiene che dietro la proposta di riforma del Ministro Giannini si celino, invece, solo ed esclusivamente i soliti tagli ad una scuola già abbondantemente vessata e saccheggiata, atteggiamento in antitesi rispetto a quanto affermato qualche mese fa da Renzi durante il discorso di insediamento”.
Per i ‘grillini’ non sono accettabili le novità ventilate in questi giorni dai media: “supplenze gratuite per i docenti, cancellazione delle graduatorie d’istituto senza assunzioni, aumento delle ore lavorative senza un aumento della retribuzione e taglio dell’ultimo anno di scuola superiore per i licei. Lo scopo – osservano i parlamentari M5s – non pare proprio quello di potenziare l’offerta formativa ma di tagliare laddove occorrerebbe piuttosto investire, anche in considerazione del fatto che l’Italia ha già ridotto la spesa pubblica per l’istruzione trovandosi, infatti, al di sotto della media europea in ordine alla spesa pubblica in istruzione”.
Secondo i ‘pentastellati’ anche la scelta del Governo di presentare una legge delega nel mese di luglio, nel bel mezzo del periodo estivo, non è casuale: “significa ridurre notevolmente l’attenzione e la partecipazione dell’opinione pubblica e del mondo dell’istruzione: la scuola è un patrimonio dell’Italia e dei cittadini italiani, per questo nella discussione del suo futuro si devono coinvolgere i suoi operatori e le famiglie”.
Parole simili giungono dal coordinatore nazionale di Sel, Nicola Fratoianni, che nella mattina ha partecipato con una delegazione del suo partito, composta dai deputati Scotto, Giordano, Ferrara e dalla senatrice Petraglia, al presidio organizzato sotto Montecitorio dai movimenti e le associazioni dei precari. “La scuola pubblica – ha detto Fratoianni – non può essere trattata in questo modo. Il Ministro e il sottosegretario non possono usare le interviste per parlare con il mondo della scuola. Il governo deve parlare con i provvedimenti che presenta e approva, senza impedire al Parlamento una seria discussione, cosa che potrebbe avvenire se il governo presentasse una legge delega”.
Secondo il rappresentante di Sel, “è necessario coinvolgere gli operatori della scuola, senza mortificarli come fatto sull’orario di lavoro, evitare l’ulteriore blocco dei contratti e dei salari e impedire il licenziamento di migliaia di precari. Se così non fosse – ha concluso Fratoianni – avremo una scuola peggiore e condizioni di lavoro e diritti peggiorati”.
Alla manifestazione, come preannunciato, ha partecipato anche una folta delegazione della Flc-Cgil: il segretario generale, Mimmo Pantaleo, ha detto che si è trattato di un “primo passo verso una sempre più estesa mobilitazione in tutti i comparti della conoscenza. Ribadiamo la nostra contrarietà – ha continuato il sindacalista – alle ipotesi di aumento dell’orario di lavoro, all’ulteriore blocco dei contratti e dei salari, alla riduzione di un anno del percorso scolastico senza peraltro alcun impegno per portare a 18 anni l’obbligo scolastico e al tentativo esplicito di licenziare migliaia di precari. L’unico vero obiettivo è tagliare ulteriormente le risorse peggiorando occupazione, condizioni di lavoro e diritti”,
Per il sindacato, quindi, bisogna passare ai fatti: la Flc-Cgil ha fatto sapere che vuole “cambiare la scuola pubblica garantendo una migliore qualità formativa, stabilizzando il precariato e riconquistando il contratto nazionale. Lunedì 21 luglio la nostra organizzazione – ha spiegato Pantaleo – illustrerà le proprie proposte aprendo una larga consultazione con i lavoratori, con i movimenti, con gli studenti e con le forze politiche. Senza partecipazione e democrazia non si cambia la scuola e il Paese. Per queste ragioni chiediamo al Governo di non procedere con decisioni unilaterali ma di favorire un confronto vero con il mondo della scuola”.
Il leader dei lavoratori della conoscenza della Cgil annuncia anche che è pronto a chiedere ai lavoratori di incrociare le braccia, come hanno chiesto i comitati dei precari. Ma si potrà attuare solo in autunno, quando le scuole saranno iniziate e il personale sarà tutto in servizio: “rispondiamo positivamente all’appello per uno sciopero unitario con una grande manifestazione a Roma entro ottobre. In questa difficile fase – ha concluso Pantaleo – è necessaria la massima unità tra le organizzazioni sindacali e il forte protagonismo delle Rsu”.