Categorie: Riforme

Riforma organi collegiali, dubbi di costituzionalità e appelli per fermarla

Anche se in Parlamento sembra aver riscosso più consensi che critiche, continua a mantenersi alto il numero dei contrari alla riforma degli organi collegiali, noto come ex ddl Aprea. Stavolta a porre seri dubbi sulla laicità del progetto di legge, su cui convergono sia Pd che Pdl, è l’Italia dei Valori, che il 6 giugno ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità, in commissione Cultura alla Camera, alla pdl Aprea, a firma dei deputati Di Pietro, Zazzera e Di Giuseppe.
Secondo l’Idv sono diversi gli articoli che gli estensori del progetto di legge sembrano in qualche modo voler aggirare: “Le disposizioni previste dagli articoli 1, 2, 4, 6 e 10 del testo unificato – si legge nella pregiudiziale del partito d’opposizione – violano palesemente gli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione, il cui combinato disposto sancisce solennemente il diritto allo studio”.
“In particolare – prosegue l’Idv – l’articolo 10 dispone che le istituzioni scolastiche possono promuovere o partecipare alla costituzione di reti, consorzi e associazioni. Sancisce, inoltre, che i partner possono essere soggetti pubblici e privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni no profit. Il coinvolgimento di capitali privati viene visto come l’unica soluzione possibile, ma la previsione dei cosiddetti partners esterni, comporta gravi rischi di condizionamento su tutta l’attività scolastica”.
Ma secondo i dipietristi la scuola, “come sancito dall’articolo 34 della Costituzione, nel garantire il diritto all’istruzione, ha due doveri, uno orizzontale e uno verticale: educare tutti e promuovere i meritevoli. Essa ha quindi un ruolo determinante nella possibilità di rendere effettivo il dettato costituzionale dell’articolo 3”.
Per l’Idv non vi sono dubbi: “l’iniziativa del singolo non può sostituire o affiancare una gestione delle istituzioni scolastiche effettuata con responsabilità esclusiva da parte degli stessi insegnanti che hanno la professionalità e le competenze necessarie ed imprescindibili”.
Preoccupa, infine, non poco la presenza di entità all’interno della scuola che potrebbero non avere come priorità la formazione globale degli studenti: secondo il partito di Di Pietro “con la partecipazione di capitali privati nel finanziamento della scuola pubblica, associato al peso determinante che i privati avranno in seno agli organi collegiali lo Stato non sarà più in grado di garantire l’uniformità dell’offerta formativa su tutto il territorio nazionale e quindi di assicurare, a tutti indistintamente, la qualità, l’imparzialità e il diritto all’istruzione. Anzi, in tal modo si corre il rischio di legittimare inaccettabili sperequazioni sul territorio nazionale e di perdere di vista gli obiettivi prioritari che l’istituzione scolastica, nel corso della sua linea evolutiva, ha sempre perseguito, anche svincolando i ragazzi dai condizionamenti del gruppo di loro originaria appartenenza”.

Contro lo stesso ex ddl Aprea si stanno intanto muovendo anche il Tavolo regionale del Lazio in difesa della Scuola statale ed il corrispettivo in capo alla Toscana: entrambi stanno raccogliendo consensi, anche via e-mail, per “fermare la proposta di legge sul Governo sulle istituzioni scolastiche. Secondo i due raggruppamenti, cui partecipano associazioni e movimenti trasversali (politici, sindacali, cittadini comuni, …) quanto riportato dal ddl metterebbe “in discussione la scuola della Costituzione”. I due tavoli contestano anche il fatto che “se l’iter legislativo non sarà fermato, la proposta sarà approvata dalla Commissione della Camera in sede legislativa, senza alcun dibattito né in Parlamento né nel mondo della scuola”. Chiedono, pertanto, che “l’iter legislativo del progetto di legge sia fermato e sia avviato sin dall’inizio del prossimo anno scolastico un ampio dibattito nelle scuole in modo che la riforma del governo della scuola statale, senza dubbio necessaria, con la partecipazione democratica del mondo della scuola e della cultura, segni un rafforzamento della democrazia scolastica per una scuola statale pluralista ed aperta a tutti e tutte”. Quante possibilità vi sono che la richiesta possa avere seguito? A quanto ci risulta non molte: con l’elezione del nuovo presidente della Commissione Cultura della Camera, l’on. Manuela Ghizzoni (Pd), i tempi per l’approvazione del ddl non dovrebbero essere molto lunghi.
Alessandro Giuliani

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