Come avevamo preventivato, anche le associazioni dei genitori si schierano contro la riforma degli organi collegiali (che ha ricevuto l’ok della Commissione di competenza si appresta ad essere esaminata dall’Aula): a dire no apertamente è stato l’Age della Toscana, che attraverso un critico comunicato si oppone alla eventualità dell’“abolizione del rappresentante di classe”. Perché “noi genitori abbiamo pieno titolo ad essere parti attive e a sedere all’interno del Consiglio di classe”.
Il problema è che negli ultimi anni è diventato sempre più difficile reperire rappresentanti di classe. Tanto che nella maggior parte dei casi chi si presta lo fa più perchè è tirato per la giacca piuttosto perchè crede sino in fondo nel ruolo che assume. E quando poi ci sono i problemi di affrontare, tutto questo affiora. Per questo, le associazioni si sarebbero aspettate una soluzione che rendesse più attivo il ruolo dei gentori all’interno del CdC. Invece “nella proposta di legge – sostiene l‘Age Toscana – si persegue il falso obiettivo di un’autonomia costituita da un farraginoso sistema elettorale, diverso scuola per scuola e che sarà solo lavoro in più per le già ingorgate segreterie, invece di garantire finanziamenti certi e sufficienti, che sono il vero motore dell’autonomia”.
Il problema è che negli ultimi anni è diventato sempre più difficile reperire rappresentanti di classe. Tanto che nella maggior parte dei casi chi si presta lo fa più perchè è tirato per la giacca piuttosto perchè crede sino in fondo nel ruolo che assume. E quando poi ci sono i problemi di affrontare, tutto questo affiora. Per questo, le associazioni si sarebbero aspettate una soluzione che rendesse più attivo il ruolo dei gentori all’interno del CdC. Invece “nella proposta di legge – sostiene l‘Age Toscana – si persegue il falso obiettivo di un’autonomia costituita da un farraginoso sistema elettorale, diverso scuola per scuola e che sarà solo lavoro in più per le già ingorgate segreterie, invece di garantire finanziamenti certi e sufficienti, che sono il vero motore dell’autonomia”.
L’Age ammette “che il testo approvato dalla VII Commissione cultura della Camera è un po’ migliorato rispetto alla stesura originaria: se non altro non si parla più di consiglio di indirizzo ma di Consiglio dell’autonomia; inoltre il Presidente è un genitore e non il dirigente scolastico, ma tante magagne restano comunque immutate”.
Tra le parti da rivedere c’è anche la sparizione degli “spazi assembleari”, che “non sono più previsti”. Manca, poi, ancora una volta un serio progetto sulla “formazione”. Secondo l’Age Tocana, “se i Decreti delegati del 1974 sono falliti è stato proprio per mancanza di formazione: una lacuna colpevole, perché già da dieci anni esistono i Forum dei Genitori e mai sono stati studiati e messi a sistema gli ottimi risultati in termine di partecipazione raggiunti localmente. Eppure è stato dimostrato che i genitori formati riescono a vivere consapevolmente il loro ruolo all’interno degli organi collegiali; chiedono e si sforzano di capire, fanno proposte e mettono risorse a disposizione. Certo sono un po’ fastidiosi, pretendono il rispetto delle regole, informano gli altri genitori”.
Ma solo se sono informati riescono fino in fondo a portare a termine il loro ruolo. La realtà spesso è che i rappresenti dei genitori non sono adeguatamente informati della complessa e trasversale normativa scolastica. L’Age stesso ammette che “in 40 anni la gran parte dei genitori non è stata capace di apprendere le norme che regolano la scuola”, delegando alle altre parti (in particolare il dirigente scolastico e i docenti) gran parte dei compiti collegiali da condurre.
La soluzione che è stata trovata, eliminare la presenza dei genitori in seno al CdC, appare quindi più che dettata da motivi formativi, spinta principalmente da necessità economiche. Non potendo attuare quella adeguata formazione che chiedono le associazioni, si vorrebbe eliminare del tutto la presenza dei genitori. Ripercorrendo le sofferte scelte dei presidenti di calcio. I quali anziché mettere mano al portafoglio e sostituire i giocatori più deludenti, cambiano l’allenatore. Poi, nove volte su dieci, la squadra continua ad andare male.