Con qualche novità importante, continua in Commissione Cultura della Camera il dibattito sul disegno di legge in materia di autogoverno della scuola. Dopo l’approvazione, con voto contrario di Lega e IDV, del testo unificato del provvedimento, la Commissione ha esaminato alcuni emendamenti.
Ma il punto più delicato adesso è un altro: la presidenza della Commissione ha chiesto al presidente della Camera Gianfranco Fini di autorizzare l’approvazione del ddl in sede legislativa. In altre parole il ddl non dovrebbe più essere esaminato dall’aula ma potrebbe essere approvato dalla Commissione stessa.
Ed è questo il motivo per cui l’Italia dei Valori protesta e accusa il Governo di mancato rispetto delle regole democratiche.
In effetti la questione è complessa e per certi aspetti paradossale: le norme sugli organi collegiali attualmente in vigore sono vecchie di quasi 40 anni e le stesse deleghe più volte assegnate dal Parlamento al Governo per l’adozione di decreti di modifica sono andate sempre a vuoto.
Per quale motivo, proprio adesso, bisogna accelerare i tempi a rischio di limitare il dibattito politico ?
D’altra parte è anche vero che proprio in questo momento esiste quell’ampio consenso politico necessario per poter modificare l’impianto di funzionamento del nostro sistema scolastico.
Comunque la proposta di assegnare l’esame del ddl alle Commissioni parlamentari in sede legislativa è, per ora, una mera ipotesi e, regolamenti alla mano, non è detto che possa realizzarsi.
In proposito, l’articolo 92 del Regolamento della Camera è molto chiaro: la proposta deve essere approvata in aula e se un decimo dei deputati si oppone, la Commissione deve lavorare in sede referente e cioè limitandosi a formulare la proposta definitiva da portare in aula.
Ora, i conti sono presto fatti: i deputati dell’IDV sono 21 e da soli non possono impedire la proposta del Governo; ma la Lega dispone di numeri più forti (59 per l’esattezza) e senza il suo consenso il trasferimento in sede legislativa risulta impossibile.
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